giovedì 16 novembre 2023

Going Up To The Mountain!


 




Me ne vado in montagna amore, non vuoi venire? Andiamo su dove l’aria è fina e la vita sincera, non puoi giocare d’azzardo con la montagna. Gli arroganti non sopravvivono e gli annoiati dalla città non vedono che una moda da seguire. Case fredde per gran parte dell’anno, tranne la nostra così calda del nostro amore e della legna che abbiamo preparato in autunno. Andiamo in montagna, dove siamo stati educati, senza far baccano, andiamo su, nei nostri posti, che per quante volte li abbiamo visti ci emozionano sempre di più. Cantiamo felici di questa nostra vita quassù, dove il molto manca ma ci basta il poco.

giovedì 11 maggio 2023

A Tom

L'arena dei galli forcelli è comoda, ad appena dieci minuti di cammino da dove ho parcheggiato la macchina. È notte fonda, nevica e c’è nebbia. Mi carico lo zaino sulle spalle, il capanno a tracolla e la sedia in mano. Cammino con le racchette da neve intuendo una traccia appena coperta dalla neve umida e pesante che sta cadendo. La luce della frontale fa uno strano effetto, scie luminose e fumose in uno sfondo bianco. Mi guardo intorno, sono solo questa mattina, ed è una fortuna anche se rimane sempre la paura che arrivi qualche sprovveduto alle prime luci dell'alba, proprio dentro l'arena. Questo causerebbe un bel parapiglia, i galli scapperebbero e probabilmente delle femmine non verrebbero coperte, compromettendo le cove. Fare fotografia naturalistica è un affar serio, un lavoro da solitari e dove non sai mai di chi fidarti. Le gelosie sono a mille e le invidie pure. Possibile che non si possa godere di un successo di un altro fotografo?! D'altronde abbiamo tutti lo stesso fuoco che arde dentro, la passione per la natura, la curiosità e la voglia di meravigliarsi. Oddio non tutti, alcuni si muovono solo per il senso della caccia, per aver un’altra specie nel loro album, senza saper raccontare però la storia dietro l'animale. Saper raccontare ma anche saper leggere quello che la montagna e la natura mostrano nel loro libro fatto di pagine di foglie, di odori e di suoni.

Apro il capanno, tutto è silenzioso, tranne per delle leggere folate di vento. Prendo i picchetti da neve e assicuro il capanno di tela al terreno, poi sopra ci butterò una coperta mimetica costruita apposta per la fotografia. Una macchia verde in un completo whiteout: riuscirò ad ingannare i galli? Entro dentro, posiziono il plaid sopra le gambe, il cavalletto e la reflex. Sono le 4:00 di mattina, tutto è fermo. O almeno sembra. In realtà la natura non dorme mai. La prima volta che cammini nella notte tutto ti fa paura, dal cielo stellato che sembra cadere da un momento all'altro, dai rumori, dalla pioggia che cade. Tutto fa paura perchè i nostri sensi sono drogati dalla luce, sempre e comunque. Al buio non siamo più abituati, eppure il buio è conforto per tante specie animali. 

Mi avvolgo nel plaid nel momento dell'attesa che arrivino i galli in arena. In quei momenti sei davvero da solo, sopratutto se fuori c'è buio, nebbia e neve e in quei casi la mente vaga. Vaga agli altri appostamenti, ai problemi che hai lasciato in basso, al prossimo turno di lavoro e agli amici con cui hai condiviso camminate in cerca dei selvatici. Uno di questi amici qualche mese fa ha  proseguito il suo cammino negli altopiani dell'altissimo. E manca.

Ci siamo visti in tutto due volte e il rammarico è che non sono mai riuscito a portarlo sulle mie montagne. Era piemontese di adozione ma lombardo di nascita, della parte della Lombardia che sta sotto le alpi. In compenso ci siamo scritti e sentiti spesso. Sapeva farsi vivo quando più serviva e meno te lo aspettavi, come uno spirito della montagna. Parlava poco e calmo, riflettendo e pesando ogni parola facendo da contraltare alla mia esuberanza da giovane. Non so cosa lo colpì in me, delle mie foto acerbe da inizio carriera caricate su un portale di fotografia, so che guadagnai la sua fiducia e questo è stato un grosso privilegio. 

Silenzio, sono le 4:40 e in lontananza si sentono dei fischi dei galli. Stanno arrivando. Il cuore inizia a battere ma bisogna stare ancora fermi. La luce è troppo poca e la nebbia mette in difficoltà la reflex. Aspetto e guardo fuori dal capanno. Nella fioca luce dell'alba si intravedono le figure nere dei galli, uno si staglia contro il muro di nebbia, salta e inizia a rugolare. Un altro gallo mi vola proprio sopra il capanno e va a sistemarsi a lato, dove non avevo previsto che andasse a posarsi. Il sole inizia a illuminare tra le nuvole, la luce migliora e i parametri di scatto pure. Ecco spuntare da dietro un crinale una femmina e subito due maschi alzano il petto per contendersela. Se le danno di santa ragione mentre la femmina piano piano si dilegua. 


Sono le 6:40, il sonno inizia a farsi sentire e nella strada li vicino passano le prime macchine dei lavoratori, mentre la nebbia inizia a diradarsi. Il canto dei galli inizia a scemare, ne rimane solo uno, in alto. Lo centro nel mirino delle reflex, il gimbal libero, ad un certo punto si alza in volo, lo seguo. Sei-sette scatti, quattro fuori fuoco, tre a fuoco ed uno a fuoco, con il gallo in volo e le ali aperte a mostrare il bianco delle piume della parte inferiore delle ali. Quanto ho desiderato questa foto.  


7:30 della mattina, non si sente più niente, tranne un picchio che tambureggia su un tronco giù per la valle. Esco dal capanno indolenzito, mi scappa da pisciare dal freddo. Inizio a smontare il mio appostamento per tornare all'auto.

Ore 8:00, sono seduto in macchina, ho sete e fame, mentre chiedo al motore di spararmi aria calda per togliermi il freddo di questa primavera d'alta quota, riguardo le foto. È stato una buona sessione, ho visto tanto e la reflex ha lavorato bene. Ma dentro di me manca qualcosa, non un’abitudine ma una relazione che si è recisa. Questa volta non potrò mandare le foto a Tom, non c'è più e nemmeno riceverò la sua risposta asciutta di poche parole ma che terminava sempre con l'invito a continuare a mandare i miei scatti. Senza invidia, ne gelosia ma solo per la voglia di godere della natura anche attraverso un altro punto di vista. 

Io e Tom ci siamo visti solo due volte dal vivo, ma questo è bastato per considerarlo un amico schietto, semplice come è la montagna che entrambi amiamo, in un mondo complicato fatto di invidie e di cose che non si possono dire.

Di Tom mi rimangono ancora le sue foto sul cellulare, due dita di grappa alla genziana con l'amaretto e la ricetta per il Serpoul. 

Di certo, quest'estate quando lo preparerò avrà un altro significato: non dimenticarti.

venerdì 26 novembre 2021

La fotografia naturalistica

Anton Pavlovič Čechov disse: “La fede trasporta le montagne”; purtroppo la fede non aiuta a trasportare in montagna tutto il materiale di cui un fotografo naturalista ha bisogno, infatti questo genere fotografico è un mix tra un soldato e un cacciatore. Serviranno zaini capienti e comodi, abiti il più possibile mimetici, ma anche le conoscenze di un cacciatore. Beninteso che il fucile del fotografo, fortunatamente, spara a 9 fotogrammi per secondo e regala ai posteri un momento magico, frutto di ore di appostamento e di comunione monastica con la natura.

Negli anni ho affinato la mia logistica, ricercando, sperimentando e purtroppo spendendo soldi a vanvera. Penso di avere più zaini nell’armadio che borse la mia ragazza, ma sono tutti necessari: ne ho uno da 28 l per le escursioni leggere e veloci e un altro da 45 l, più capiente, per quando passo almeno una notte in montagna.

Dentro gli zaini non deve mai mancare il kit da pronto soccorso, il localizzatore satellitare da usare in caso di emergenza, un seghetto (molto utile, soprattutto dopo Vaia), giacche e indumenti.
A volte, oltre a questo, aggiungo un capanno mimetico portatile, fornello a gas, cibo e acqua. Ho bisogno di queste cose: là fuori io sarò sempre in svantaggio e sarò sempre ospite di chi in montagna ci vive veramente.

Ovviamente tutto questo ha un peso notevole, da 10 a 20 kg, dipende dalle occasioni; la fotografia naturalistica esige una certa prestanza fisica.Ai piedi, va da sé, scarponi e tante volte ramponi, per non scivolare quando le praterie alpine si riempiono di neve e ghiaccio. Di scarponi ne consumo almeno due paia all’anno, tanto che spero di diventare collaudatore per una qualche marca, un giorno.

Agli inizi della mia passione per la montagna, giravo per i monti come un clochard, usando vestiti di recupero oppure mimetiche scovate nei mercatini militari. Roba economica, ma di pessima qualità: una volta bagnata rimane tale per ore, ed è una cosa che non ci si può permettere, soprattutto d’inverno. Ecco quindi che la mia ricerca dei materiali mi ha portato ad acquistare capi tecnici, costosi ma affidabili.

Ed alla fine, il ferro del mio mestiere, una reflex Nikon con innestato un tele obbiettivo, la cui misura totale è di 35 cm – che mi ha procurato non pochi affanni a trovare zaini in grado di contenerlo in sicurezza – e dal peso di circa 3kg, usata quasi sempre a mano libera, in bilico sulle cenge, per portare a casa una foto, non da esibire, ma per ricordare momenti, suoni e profumi di una giornata nella natura.

Quindi, quando vedete una foto di un animale, libero e selvaggio, ricordate che quella foto ha il peso dello zaino portato per ore, il sapore del sudore che cola sul viso dopo mille e più metri di dislivello, le ore di studio su un determinato ambiente, il caldo del capanno in una giornata d’appostamento in estate e le mani ghiacciate quando è inverno; è passione, testardaggine e capacità di stare in solitudine e di meravigliarsi ancora di un tempo che dura un click, ma che resterà per sempre.




Questo mio articolo è apparso sul mensile di cultura Il Veses: https://ilveses.com/la-fotografia-naturalistica/

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Sette

Giorno 7 - 25 Ottobre 2021 | Ryfoss (Hålmo Camping) - Oslo Sognsvann 

Pericolo attraversamento Alci

Accendiamo il camper per l'ultima tappa del nostro viaggio in Norvegia del Sud a fine ottobre. Un viaggio a lungo desiderato e che ora volge al termine ma che abbiamo assaporato in ogni sua parte. Percorriamo gli ultimi 200 km verso Oslo, con l'unica distrazione di fotografare un cartello "pericolo attraversamento Alci" e con la speranza di vederne ancora una prima di tornare a casa. Mentre ci avviciniamo a Oslo piove a dirotto, ma guardando le previsioni meteo queste indicano che alle tre di pomeriggio i fenomeni sarebbero dovuti cessare del tutto. Arriviamo, o meglio ritorniamo a Sognsvann, il lago a nord di Oslo da dove eravamo partiti sette giorni prima. Parcheggiamo e riposiamo mentre attendiamo che la pioggia smetta, sono le due e mezza di pomeriggio. Come per una qualche volontà divina alle quindici la pioggia smette, quindi prendiamo la T-Bane e scendiamo alla stazione centrale di Oslo. Facciamo una seconda visita alla bellissima Opera, questa volta con un tempo asciutto, e ci godiamo un meraviglioso imbrunire su Oslo. Risaliamo il centro storico, passiamo davanti al municipio e ci infiliamo nella via dello shopping, dove vediamo finalmente l'alce che tanto desideravamo. Solo che è imbalsamata. Mi metto di fianco ad essa, l'alce sembra un esemplare giovane, ma gli arrivo sì è no alla spalla. Sono animali veramente imponenti! 

Paesaggi verso Oslo

Ci sediamo in un caffè e facciamo merenda per l'ultima volta con il caffè filtrato e il chai latte. Prendiamo anche un paio di cinnamon roll, ma non sono buoni come quelli di Flåm. Passeggiamo per le vie di Oslo, felici di questo viaggio. Torniamo a Sognsvann per la cena. Accendo la radio del Van e trovo una stazione di musica folk norvegese, adatta al mood della serata, tra il malinconico e il festaiolo. Svuotiamo l'armadietto di quella che è stata la nostra dispensa di cibo in questi sette giorni, finendo l'ultima confezione di purè, würstel giganti, l'ultima lattina di birra e l'ultima confezione di biscotti. 

Una volta che le valigie sono preparate, scrivo gli ultimi appunti sul diario e andiamo a dormire. Il nostro viaggio è arrivato alla fine, domani dovremo cercare uno scarico per le acque del camper e un distributore per fare il pieno al Van prima di riconsegnarlo. Sarà poi compito dei piloti Lufthansa con i loro Airbus A320 riportarci a sud, tra le nostre Dolomiti. Prima di addormentarmi ripenso ai momenti di questa vacanza: l'arrivo con la neve, la prima notte in camper e i problemi con le bombole del gas, l'incontro con l'alce, l'aver guidato per circa 1200 km a nord, la cortesia dei norvegesi, la presenza degli Dei a Fantot, le risate con Isabel, i paesaggi con cui ci siamo riempiti gli occhi e l'avventura di partire e bastare a sè stessi. Ora non vedrò più un Fiat Ducato allo stesso modo, mi tornerà sempre in mente il nostro Van e il viaggio che ci ha permesso di fare. 

Noi

CONCLUSIONI

Il nostro Van e le strade di Norvegia

Il viaggio in Van ammortizza dei costi, che in Norvegia sono alti. A scopo indicativo un litro di gasolio costa, in media a 17 Kr /1,71 €, una birra media al bar 110 Kr/11 € e un pranzo circa 300 kr/30 € a testa. La spesa al supermercato, invece, non è molto distante dai prezzi italiani. Con circa 600 kr/60€ abbiamo fatto una spesa che ci è bastata, approssimativamente, per  circa 3 giorni (colazione, pranzo, cena). Usando un van si ha sia l'alloggio che l'auto per spostarsi. La sosta in libera è generalmente accettata in tutta la Norvegia, con la possibilità di fermarsi in posti veramente belli per la notte. Durante questo viaggio siamo riusciti a vedere molte cose, con i nostri tempi, senza la fretta dettata dai viaggi organizzati. Va da sè che un minimo di pianificazione va fatta, perché in questo viaggio ci siamo trovati spesso distanti da ogni centro abitato. Durante la guida va fatta molta attenzione ai limiti di velocità, ma va detto che con il camper è difficile correre. Le strade, altresì, sono tenute in maniera impeccabile, non una buca o un disservizio. Gli automobilisti sono rispettosi degli altri utenti della strada. In sette giorni di viaggio non abbiamo avuto nè uno screzio nè abbiamo sentito un clacson suonare. Molti distributori, ma non tutti, hanno i servizi per i camper. I campeggi, ad ottobre, sono quasi tutti chiusi per fine stagione. Lascio qui sotto un link che porta ad una mappa di Google dove è segnato il nostro itinerario, con i punti d'interesse, i distributori e le aree attrezzate per il camper. Speriamo di avervi reso partecipi del nostro viaggio e di avervi trasmesso parte delle emozioni che abbiamo vissuto. Concludo con il brindisi che faceva sempre mio nonno Antonio: che non sia l'ultimo! 

D'altronde lui, nel 1948, si fece il viaggio dalle Alpi fino a Capo Nord in sella ad una moto BSA da 500 cc, ma questa è un altra storia.

 Mappa 🗺



domenica 21 novembre 2021

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Sei

Giorno 6 - 24 Ottobre 2021 | Bergen Camping Park- Fläm - Ryfoss (Hålmo Camping)

La Stavkirke di Fantot

Alle 8:00, quando appena inizia ad albeggiare, partiamo, tornando verso Bergen per visitare la Stavkirke di Fantot. Questa chiesa di legno è diventata famosa perché il 6 giugno 1992 Varg Vikernes le diede fuoco. Varg, meglio conosciuto come Burzum, fece questo perché la chiesa sorge su un antico luogo di culto pagano dei vichinghi. Burzum poi si fece venti anni di carcere per un omicidio e per aver bruciato altre chiese ma per questo crimine non venne mai condannato. La stavkirke è chiusa causa pandemia e quindi non è possibile eseguire la visita a pagamento dell'interno. Attorno alla struttura c'è poi un recinto che non permette di ammirare e fotografare appieno la struttura. Io però noto una collinetta a lato, sopra la stavkirke, ricoperta di alberi in piena muta autunnale. Sì, mi dico, possono uscire delle foto interessanti. Mi sale la scimmia artistica, salgo di corsa la collina sotto una minutissima pioggia e mi appaiono le guglie della stavkirke in mezzo al giallo e all'arancione delle foglie.  Un' immagine epica, com'è il luogo.  Respiro una sacralità di un tempo passato, il vento scompiglia le foglie e sembra di avere Odino lì seduto che approva la tua arte. 

Flåm

Rimontiamo sul nostro drakkar, ah no, sul nostro Van e ripartiamo, imboccando la strada E16 verso Flåm avvicinandoci a Oslo. Alle 12:30 arriviamo a Flåm, in una pigra domenica di ottobre con poca gente in giro: una veste veramente insolita per questo piccolo villaggio adagiato in fondo al Aurlandsfjorden e punto di partenza della ferrovia turistica Flåmsbana. Oggi non faremo il tragitto ferroviario, anche perché sembra che la linea sia inattiva. Ci dedicheremo alla ricerca degli ultimi souvenir e a pranzare in un piccolo caffè pasticceria. Prendiamo caffè filtrato, panini con il salmone e due immancabili, ottimi e caratteristici kanelbule. A Flåm, seppure tutto è votato al turismo, si respira quella che è la Norvegia da cartolina: fiordi, cascate, intimità e natura. 

Ripartiamo, proseguendo per la E16 costeggiando il fiordo fino a Otternes Bygdetun, una tipica fattoria norvegese costruita nel 1700. La visita merita sopratutto per il panorama sul fiordo e per avere uno spaccato di cosa era la vita rurale in Norvegia prima della modernità data dalla scoperta del petrolio. In stagione il posto deve essere vivace, ma quando eravamo lì l'unica compagnia che abbiamo avuto sono state le pecore. 

Otternes Bygdetun

La tappa successiva, deviando dalla E16, è stato lo Stegastein, un pulpito artificiale che da sul fiordo raggiungibile dopo aver percorso la stretta strada che sale da Aurland, altra piccola cittadina sul fiordo. La vista è meravigliosa e spazia da Flåm fino alla curva a gomito del fiordo verso il mare. Tempo di fare qualche foto e ripartiamo. Inizia a piovere fino di nuovo. Scendiamo di nuovo ad Aurland e quindi riprendiamo la E16 verso Oslo. 

Stegastein

Imbocchiamo il Lærdalstunnelendella lunghezza di circa 24km che passa sotto l'altipiano, altrimenti attraversabile dalla strada Bjørgavegen, sicuramente più panoramica ma più insidiosa data la stagione. Una volta sbucati dall'altra parte ci dirigiamo a Borgund per visitare l'omonima e antica Stavkirke. Il sole sta tramontando e ci dona una visione speciale della chiesa. Anch'essa è chiusa alla visite a causa della pandemia. 
La Stavkirke di Borgund

Dopo Borgund finisce il nostro essere turisti e iniziamo la spasmodica ricerca di un posto dove piazzare il Van e riposare. Percorriamo, al buio, strade spesso interrotte da lavori in corso, senza trovare un camping aperto dove fermarci. Siamo stanchi, le ore alla guida accumulate oggi sono tante. Arriviamo nei pressi di Ryfoss, a circa 3 ore da Oslo, e individuiamo un camping. Non capiamo se sia aperto o no, giriamo il camper e ci fermiamo appena fuori, a lato strada, su una piazzola. Esausti ma contenti al termine di una giornata strepitosa, dove abbiamo visto la Norvegia da cartolina. Domani partiamo verso la fine del nostro viaggio e iniziamo già a dispiacerci. 

L'Aurlandfjord



Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Cinque

Giorno 5 - 23 Ottobre 2021 | Campeggio Lervik Sponavik Camping - Bergen - Bergen Camping Park 

Alle sette ci alziamo pigramente. Dopo 5 giorni la stanchezza della vita on the road inizia a farsi sentire, ma l'avventura chiama e troviamo le forze per alzarci. La batteria, per fortuna, è tornata a livelli rassicuranti. Facciamo colazione, due foto dal punto panoramico del campeggio verso il fiordo che porta alla cittadina di Lervik ed iniziamo la procedura per la partenza. Riavvolgo il cavo elettrico, retraggo la pedana e accendo il motore aspettando che il vetro inizi a disappanarsi.

Il traghetto verso Bergen

Il tempo questa mattina è mite, una luce violastra colora il cielo e le nubi sono rade. Non fa troppo freddo quando ci mettiamo in marcia verso Bergen. Al traghetto il navigatore ci fa sbagliare corsia, facendoci saltare il controllo dell'autopass. Fortunatamente, ed è un ulteriore conferma della cordialità dei norvegesi, la signora addetta al carico ci fa imbarcare senza passare sotto il check-in. "I'm a good person!" ci dice. Noi ricambiamo con un saluto, grati. Durante il viaggio ci siamo imbattuti spesse volte in donne che svolgevano lavori considerati "da maschio" in Italia. Mansioni come gestire il traffico nei cantieri stradali o guidare camion. 

La porta del negozio piegata di lato

Alle 11:30 Bergen ci vede arrivare con il nostro Van Ducato. Parcheggiamo al porto. Il posteggio, come sempre, si paga tramite app. Mentre ci avviciniamo al centro città un cosa che ci colpisce è il silenzio. Diversamente da altre città, non un clacson, non una sgasata o qualcuno che urla. Il centro di Bergen, famoso in tutto il mondo per la città vecchia con i magazzini colorati, è vivace, con molte botteghe di souvenir e una discreta quantità di turisti. Per la prima volta da giorni sentiamo parlare italiano.

I magazzini affacciati sul porto sono tutti piegati di lato a causa dell'esplosione, avvenuta nel 1944, di una nave olandese carica di munizioni.  Le botteghe moderne dei fondachi, che un tempo vendevano stoccafisso, ora sono ripiene di vari oggetti ricordo della visita alla città e anche noi facciamo degli acquisti per i nostri amici a casa. In centro a Bergen c'è il mercato ittico dove si possono anche degustare pietanze a base di pesce. Una delle portate in menù è la carne di balena. Osservo curioso che il filetto di renna costa 350 Kr Norvegesi, mentre quello di Balena solamente 220 Kr. Questo, probabilmente, è dovuto alla sempre meno domanda di carne di questo animale, non solo nel mercato interno norvegese ma anche in quello giapponese. Ad ogni modo, sarà qui che pranzeremo. Il salmone è delizioso, così come tutte le altre portate. 

Salmone

Nel primo pomeriggio "leviamo le ancore" dal porto di Bergen e ci dirigiamo al Bergen Camping Park, un campeggio a circa 16 km dalla città. All'arrivo al camping abbiamo istruzioni di cercare il "man in the caravan" e pagare a lui il prezzo pattuito per la notte. "The man in the caravan" è un misto tra una rock star americana e un vecchio pescatore norvegese, sbiascica in inglese e pensiamo che la lattina di birra lì vicino fosse piena fino a poco fa. Nonostante ciò è comunque molto cortese, a fronte del nostro pagamento in euro, ci restituisce il resto in Corone, facendoci un piccolo sconto. Al campeggio approfittiamo per cambiare le acque al Van e rigare un cerchione. La sera ci concediamo una doccia vera ai bagni del camping e ceniamo in maniera frugale con dei paninetti, come nella migliore tradizione delle escursioni dolomitiche. O forse perché eravamo troppo stanchi per metterci ai fornelli. La birra di questa sera è una Ise Björn, la birra dell'orso polare, leggera e rinvigorente. Domani si vira verso est, verso Oslo. 


Bergen e i suoi magazzini






mercoledì 10 novembre 2021

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Quattro


Giorno 4 - 22 Ottobre 2021 | Parcheggio Preikestolen - Crociera sul Ljsefjord - Campeggio Lervik Sponavik Camping

Arcobaleno nella rada di Stavanger

Fa freddo! Troppo freddo... perché? Mi alzo e vado al pannello di controllo, luce rossa. Isabel abbiamo la batteria a terra!Iniziamo il giorno 4 del nostro viaggio con un problema e un cambio di programma. Infatti appena guardo fuori dal finestrino vedo che durante la notte ha nevicato. Impensabile salire al Preikestolen con queste condizioni, considerando che il sentiero è fatto da grosse pietre, sicuramente scivolose e l'ultimo tratto, a picco sul fiordo non perdonerebbe scivolate. Mi vesto in fretta, accendo il van per iniziare a caricare la batteria ausiliaria e decidiamo come agire. Delusi dal fatto di non poter salire il sentiero cerchiamo un alternativa bella tanto quanto l'escursione. Per fortuna, la sera precedente, avevamo adocchiato un cartello che proponeva una crociera sul Ljsefjord, uno dei fiordi più belli, che passa sotto il Preikestolen (o Pulpito di Roccia).Paghiamo il parcheggio e ci mettiamo in viaggio verso il molo di Stavanger, dove c'è la partenza della crociera. Il biglietto, come tutto in Norvegia, lo compriamo via internet. Lungo la strada ci fermiamo in un parcheggio attrezzato per camper, con tanto di colonnina elettrica. Approfittiamo per rifocillare la batteria e fare colazione. Parcheggio e colonnina elettrica li paghiamo tramite GoMarina, un'app con tutti i posti d'approdo barca e di sosta camper lungo la costa norvegese. Dopo un'oretta di carica ripartiamo e parcheggiamo vicino al porto, quindi saliamo sul multiscafo e partiamo verso il cuore del Ljsefjord. 

La cascata si getta nel fiordo


Sotto al Preikestolen
La crociera dura circa due ore e permette di passare sotto al Preikestolen e a una cascata di acqua di montagna. Alla cascata l'equipaggio, tramite un secchio, raccoglie quest'acqua per darla in assaggio ai turisti. Il fiordo è punteggiato di alberi colorati dalla mutazione autunnale: uno spettacolo della natura. Torniamo al van, pranziamo e riprendiamo la E39 direzione Bergen, passando tra alcune grosse isole fino a Mortavika, dove prenderemo il traghetto. Questa strada è a pedaggio, cosi come il traghetto. Nel costo del noleggio del van sono previsti anche i pedaggi e un dispositivo che si chiama Autopass, quindi non ce ne preoccupiamo. Non ci sono caselli da attraversare, come in Italia, ma dei checkpoint, composti da numerose telecamere e sensori, che leggono il dispositivo. Un'automazione comoda ed efficace. 
L'imbarco sul traghetto

Proseguiamo mantenendo la E39 fino a Lervik, a circa due ore da Bergen, trovando un campeggio che ci ospita per la notte. L'addetta alla reception è una gentilissima donna asiatica che ci trova un posto nel campeggio affollato da camper. Siamo capitati in mezzo ad un raduno di camperisti norvegesi, tutti in festa e tutti più o meno alticci. Attacchiamo dunque il Van alla presa e tempo due secondi salta la corrente in tutto il campeggio. Siamo stati l'elemento che ha fatto tracimare il salvavita. Dopo alcuni minuti, attendendo naturalmente sotto una pioggia fine e fredda, arriva il marito della donna asiatica, che in inglese ci spiega che il sistema elettrico è in sovraccarico, ma che ci possiamo collegare alla presa di casa loro, ma solo per caricare la batteria. Così facciamo, e ora l'impianto regge. Chiudiamo le tendine del camper e ceniamo con polpette e purè. Questa sera mi concedo anche io alcuni sorsi di birra, pochi, perché in Norvegia vige la regola di essere completamente sobri quando ci si mette al volante. La birra è una buonissima Artic Beer, leggera e poco gasata, l'ideale dopo una giornata al volante. Oggi dal finestrino del Van abbiamo visto una varietà di paesaggi che solo la Norvegia sa dare. Il mare che si fondeva con la montagna, le grandiose opere ingegneristiche. Ponti tra isole e tunnel con pendenza negativa che si infilano sotto il mare sono la normalità di un viaggio in Norvegia.  Piove, ci tiriamo sotto coperta, domani Bergen. 

Polpette n' beer!