lunedì 21 marzo 2016

Quando in montagna si andava con i pantaloni alla zuava...

Mio padre é morto a 58 anni dopo due mesi di dignitosa battaglia. Cercando tra le sue cose ho trovato questa foto di noi due in montagna. Erano gli anni '90 e in montagna ci si andava tutti quanti con la Fiat Uno, si vestivano pantaloni alla zuava, spesso cuciti in casa e l'unico articolo tecnico erano gli scarponi modello SCARPA.
Mi ricordo di tante camminate in montagna, dove quando ero stanco c'erano sempre le spalle di papà a portarmi, ricordo gli insegnamenti e l'educazione di salutare tutte le persone che si incontravano lungo il cammino. Ricordo ancora come mi intimavano a lasciare il passo a chi scendeva per non dare disturbo e non rompere il ritmo.
A distanza di anni salgo ancora in montagna, la amo e la bramo quando la vita al piano mi soffoca. Penso alla montagna che mi hanno fatto conoscere i miei genitori e penso a cosa rappresenti adesso il fatto di andare in montagna per la maggior parte della gente.
Ora in montagna bisogna andare rigorosamente con il SUV ultimo modello, sia mai di trovare strade impraticabili, si sale vestiti di tutto punto con materiali Hi-Tech e altrettanto Hi-Cost. Ha più importanza l'attrezzatura esibita che il motivo per cui si va in montagna, tanto che si organizzano sfilate di moda ai 2000m. Una volta arrivati in cima invece di un Salve Regina ha più importanza un selfie su Facebook. Il tempo della prestazione fisica conta di più  dell'emozione di trovarsi al cospetto del regno del Signore delle Cime.
Ma chi sono io per giudicare?
Sono un "fotografo" e quindi il selfie in cima lo faccio regolarmente, ma più per portare a casa un ricordo che per un vanto. Curo l'attrezzatura e il vestiario ma sempre con un occhio al pragmatismo.

Ora sono qui con questa foto in mano, con davanti agli occhi le emozioni e i giri fatti in montagna con lui. Tre Cime, Sorapis, Adamello, Cauriol, Erera, Alvis, Rifugio Ere, Palia sono tutte montagne che ho calcato,sempre con lo sguardo attento e, a volte, preoccupato di mio padre su di me.
Capisco solo ora l'eredità lasciatami,un eredità che porterò avanti ogni volta che poserò il piede sui sentieri delle terre alte e che spero, un giorno, di trasmettere al figlio che verrà.