giovedì 16 novembre 2023

Going Up To The Mountain!


 




Me ne vado in montagna amore, non vuoi venire? Andiamo su dove l’aria è fina e la vita sincera, non puoi giocare d’azzardo con la montagna. Gli arroganti non sopravvivono e gli annoiati dalla città non vedono che una moda da seguire. Case fredde per gran parte dell’anno, tranne la nostra così calda del nostro amore e della legna che abbiamo preparato in autunno. Andiamo in montagna, dove siamo stati educati, senza far baccano, andiamo su, nei nostri posti, che per quante volte li abbiamo visti ci emozionano sempre di più. Cantiamo felici di questa nostra vita quassù, dove il molto manca ma ci basta il poco.

giovedì 11 maggio 2023

A Tom

L'arena dei galli forcelli è comoda, ad appena dieci minuti di cammino da dove ho parcheggiato la macchina. È notte fonda, nevica e c’è nebbia. Mi carico lo zaino sulle spalle, il capanno a tracolla e la sedia in mano. Cammino con le racchette da neve intuendo una traccia appena coperta dalla neve umida e pesante che sta cadendo. La luce della frontale fa uno strano effetto, scie luminose e fumose in uno sfondo bianco. Mi guardo intorno, sono solo questa mattina, ed è una fortuna anche se rimane sempre la paura che arrivi qualche sprovveduto alle prime luci dell'alba, proprio dentro l'arena. Questo causerebbe un bel parapiglia, i galli scapperebbero e probabilmente delle femmine non verrebbero coperte, compromettendo le cove. Fare fotografia naturalistica è un affar serio, un lavoro da solitari e dove non sai mai di chi fidarti. Le gelosie sono a mille e le invidie pure. Possibile che non si possa godere di un successo di un altro fotografo?! D'altronde abbiamo tutti lo stesso fuoco che arde dentro, la passione per la natura, la curiosità e la voglia di meravigliarsi. Oddio non tutti, alcuni si muovono solo per il senso della caccia, per aver un’altra specie nel loro album, senza saper raccontare però la storia dietro l'animale. Saper raccontare ma anche saper leggere quello che la montagna e la natura mostrano nel loro libro fatto di pagine di foglie, di odori e di suoni.

Apro il capanno, tutto è silenzioso, tranne per delle leggere folate di vento. Prendo i picchetti da neve e assicuro il capanno di tela al terreno, poi sopra ci butterò una coperta mimetica costruita apposta per la fotografia. Una macchia verde in un completo whiteout: riuscirò ad ingannare i galli? Entro dentro, posiziono il plaid sopra le gambe, il cavalletto e la reflex. Sono le 4:00 di mattina, tutto è fermo. O almeno sembra. In realtà la natura non dorme mai. La prima volta che cammini nella notte tutto ti fa paura, dal cielo stellato che sembra cadere da un momento all'altro, dai rumori, dalla pioggia che cade. Tutto fa paura perchè i nostri sensi sono drogati dalla luce, sempre e comunque. Al buio non siamo più abituati, eppure il buio è conforto per tante specie animali. 

Mi avvolgo nel plaid nel momento dell'attesa che arrivino i galli in arena. In quei momenti sei davvero da solo, sopratutto se fuori c'è buio, nebbia e neve e in quei casi la mente vaga. Vaga agli altri appostamenti, ai problemi che hai lasciato in basso, al prossimo turno di lavoro e agli amici con cui hai condiviso camminate in cerca dei selvatici. Uno di questi amici qualche mese fa ha  proseguito il suo cammino negli altopiani dell'altissimo. E manca.

Ci siamo visti in tutto due volte e il rammarico è che non sono mai riuscito a portarlo sulle mie montagne. Era piemontese di adozione ma lombardo di nascita, della parte della Lombardia che sta sotto le alpi. In compenso ci siamo scritti e sentiti spesso. Sapeva farsi vivo quando più serviva e meno te lo aspettavi, come uno spirito della montagna. Parlava poco e calmo, riflettendo e pesando ogni parola facendo da contraltare alla mia esuberanza da giovane. Non so cosa lo colpì in me, delle mie foto acerbe da inizio carriera caricate su un portale di fotografia, so che guadagnai la sua fiducia e questo è stato un grosso privilegio. 

Silenzio, sono le 4:40 e in lontananza si sentono dei fischi dei galli. Stanno arrivando. Il cuore inizia a battere ma bisogna stare ancora fermi. La luce è troppo poca e la nebbia mette in difficoltà la reflex. Aspetto e guardo fuori dal capanno. Nella fioca luce dell'alba si intravedono le figure nere dei galli, uno si staglia contro il muro di nebbia, salta e inizia a rugolare. Un altro gallo mi vola proprio sopra il capanno e va a sistemarsi a lato, dove non avevo previsto che andasse a posarsi. Il sole inizia a illuminare tra le nuvole, la luce migliora e i parametri di scatto pure. Ecco spuntare da dietro un crinale una femmina e subito due maschi alzano il petto per contendersela. Se le danno di santa ragione mentre la femmina piano piano si dilegua. 


Sono le 6:40, il sonno inizia a farsi sentire e nella strada li vicino passano le prime macchine dei lavoratori, mentre la nebbia inizia a diradarsi. Il canto dei galli inizia a scemare, ne rimane solo uno, in alto. Lo centro nel mirino delle reflex, il gimbal libero, ad un certo punto si alza in volo, lo seguo. Sei-sette scatti, quattro fuori fuoco, tre a fuoco ed uno a fuoco, con il gallo in volo e le ali aperte a mostrare il bianco delle piume della parte inferiore delle ali. Quanto ho desiderato questa foto.  


7:30 della mattina, non si sente più niente, tranne un picchio che tambureggia su un tronco giù per la valle. Esco dal capanno indolenzito, mi scappa da pisciare dal freddo. Inizio a smontare il mio appostamento per tornare all'auto.

Ore 8:00, sono seduto in macchina, ho sete e fame, mentre chiedo al motore di spararmi aria calda per togliermi il freddo di questa primavera d'alta quota, riguardo le foto. È stato una buona sessione, ho visto tanto e la reflex ha lavorato bene. Ma dentro di me manca qualcosa, non un’abitudine ma una relazione che si è recisa. Questa volta non potrò mandare le foto a Tom, non c'è più e nemmeno riceverò la sua risposta asciutta di poche parole ma che terminava sempre con l'invito a continuare a mandare i miei scatti. Senza invidia, ne gelosia ma solo per la voglia di godere della natura anche attraverso un altro punto di vista. 

Io e Tom ci siamo visti solo due volte dal vivo, ma questo è bastato per considerarlo un amico schietto, semplice come è la montagna che entrambi amiamo, in un mondo complicato fatto di invidie e di cose che non si possono dire.

Di Tom mi rimangono ancora le sue foto sul cellulare, due dita di grappa alla genziana con l'amaretto e la ricetta per il Serpoul. 

Di certo, quest'estate quando lo preparerò avrà un altro significato: non dimenticarti.