mercoledì 20 gennaio 2016

My kingfisher's experience!

Oggi non lavoro, quindi ho deciso di immergermi nella natura.
Vado ad esplorare uno spot consigliatomi da un amico; l'intento è riuscire a fotografare i picchi con un buon appostamento in capanno.
Non é andata proprio cosi, la natura del luogo è molto bella e invita a future esplorazioni,  ma la presenza di un boscaiolo unita a un sesto senso non propizio mi spinge a tornare alla macchina.
Sulla strada di casa mi fermo vicino a un piccolo laghetto -proviamo a vedere cosa può offrire- penso tra me e me.
Qui ci sono già stato un paio di volte, riuscendo a fotografare i cigni intenti nella toilettatura. So per certo, che qui intorno, gira una delle specie di uccello più belle dei nostri fondovalle: il martin pescatore!
Il martin pescatore è un dritto: ha una colorazione azzurra sul dorso, per confondere i predatori dall'alto e una colorazione marroncina per confondere, dal basso, i pesci di cui si nutre.
Come se non bastasse dispone di una speciale membrana che copre l'occhio quando si tuffa in acqua per pescare.
Un soggetto affascinante, che ero riuscito a vedere e fotografare solo in ambiente protetto. In quell'occasione avevo effettuato degli scatti meritevoli ma non ero soddisfatto. Riuscire a fotografarlo in libertà era quel livello in più che cercavo, ti fa sudare e imprecare, ma ti lascia una gioia e una soddisfazione indescrivibile!
Trovo il sito d'appostamento, spiego il capanno, entro, chiudo la cerniera dietro di me e inizio a sistemarmi. Dopo pochi attimi, giusto mentre sto estraendo la macchina fotografica dallo zaino, ecco che compare, come una magia, il Martino. Un lampo, non faccio a tempo di capire che é già partito verso un altro ramo,un altra pozza
 e un altro pesciolino da pescare.
Non mi dispero, tornerà di sicuro al suo posatoio, finisco di sistemarmi e aspetto. La mia attesa non sarà vana!

lunedì 11 gennaio 2016

Mimetismo

Incontri cosi ti fanno sobbalzare il cuore. E' avvenuto tutto in un attimo. Dopo aver passato la mattina a camminare piano nel bosco, sperando di incontrare qualche capriolo, arrivo in una radura che non si é ancora fatta inglobare dal bosco. Vedo sulla prima neve superstite una saetta di pelo bianco che si affanna avanti e indietro. Riesco a ottenere una sola foto dell'esserino bianco che ormai si é andato a mimetizzare nel fitto dell'erba. 


La saetta era un ermellino in muta invernale a caccia di arvicole, nascoste li vicino sotto la neve. 
Riuscite a vederlo?
  

giovedì 7 gennaio 2016

3x10

La mattina della partenza in casa si sente profumo di caffè e sonno. Sono le 5:30 e lo zaino con le macchine fotografiche, il mangiare e l'acqua è già pronto dalla sera prima.
Il mio amico fa colazione con me e una volta finita, torna a dormire come suo solito. Un cane atipico.
Scatta per una busta di biscotti ma rimane impassibile davanti ad un guinzaglio e alla possibilità di fare un lungo giro in montagna. 
La meta di oggi è il bivacco Greselin situato nel gruppo del Duranno in val Cimoliana; l'obbiettivo è riuscire a fotografare gli stambecchi in questo angolo selvaggio delle dolomiti friulane. 
Dopo aver convinto Till che oggi sarà una bella giornata per entrambi e averlo fatto desistere dal tornare a dormire, partiamo alla volta di Cimolais, salendo verso Longarone e la diga del Vajont. La strada la conosco, l'ho percorsa un paio di volte in bicicletta, ma questa volta butto un occhio più attento sull'immensa frana del monte Toc facendomi mille domande sulla stupidità di ingegneri e speculatori e sulla tragedia umana di 50 anni fa. Arrivati a Cimolais dopo qualche chilometro lungo la Val Cimoliana lasciamo l'auto al ponte Compol e ci incamminiamo verso il bivacco Greselin in un posto che è già magico fin dai primi momenti.
I primi 45 minuti sono facile mulattiera di montagna in mezzo al bosco. Non c'è anima viva. Proseguiamo passando una prima volta il torrente Compol aiutati dagli ometti di roccia lasciati da altri escursionisti; il sentiero è rotto e la traccia sarebbe impossibile da seguire senza questa solidarietà tra gente di montagna. Continuiamo e la traccia si fa via via più difficile, da mulattiera diventa sentiero, da sentiero a sentiero pieno di radici e mi accorgo che gli scarponi fanno fatica a tenere l'aderenza. Passiamo un'altra volta il torrente Compol a circa 1200m slm. Siamo sotto ad una fantastica cascatella che nei secoli ha scavato la roccia creando dei cadini e dei salti d'acqua. Tiriamo il fiato e sopra la cascatella si vede la cima del Duranno che fa capolino avvolta dalla luce dell'alba.
Da questo punto il sentiero si fa difficile e mostra tutta l'asprezza di queste montagne, tracciato ripido e con brevi muri da scalare. In alcuni punti anche Till, che vanta una trazione 4x4, mi guarda sconsolato in cerca di un aiuto per i passaggi più tecnici. Saliamo e passiamo un'altra volta il torrente Compol alternando passaggi in mezzo ai mughi a passaggi su roccia friabile a passaggi su lastroni di roccia sempre cercando e anelando con lo sguardo i bolli rossi lasciati sulla roccia per guidare la via.
Sono al limite della sopportazione, mi dico di continuare ancora per 20 minuti e poi tornare indietro, ma la montagna mi sta solo insegnando ancora una volta la perseveranza contro le difficoltà della vita. Dopo 20 minuti uno sguardo al GPS mi conferma di essere quasi alla fine delle mie fatiche e fatti ancora alcuni passi ecco che mi appare, in tutto il suo splendore rosso metallizzato arrugginito, il bivacco! 
Prima di arrivare alla meta devo passare un tratto dove il sentiero si fa stretto ed esposto da entrambi i lati e affrontare una frana che si è letteralmente mangiata una parte di montagna e il sentiero stesso. 
Vicino al bivacco e senza neanche avere i secondi per riprendere fiato scorgo gli stambecchi pascolare nel prato, quasi mi stessero aspettando. Mi nascondo dietro un sasso, preparo la macchina fotografica e mi avvicino basso sul terreno quel tanto che basta per averli in buona visuale, mi siedo sull'erba imitato subito da Till. Comincio a scattare, quasi tremo per l'emozione dell'incontro. Till fiuta l'aria, freme anche lui per l'istinto della caccia ma resta seduto accanto a me godendosi lo spettacolo. Tre ore di cammino difficile e arduo per dieci minuti di fotografie. Due mamme con tre piccoli, nessun maschio imponente, solo la fragile rappresentazione della speranza per queste leggendarie creature di montagna troppo vicine all'estinzione. Un attimo in confronto a tutta la giornata, ma un attimo che ti fa meravigliare della bellezza della natura. Sono le uniche foto di quel giorno, quelle vicino al bivacco, non ne ho scattate altre perchè il percorso era, seppur bello, troppo duro per perdersi in iso, diaframmi e questioni di fotografia.
Lascio gli stambecchi alla loro invidiabile vita quassù a 2000 metri ed entro nel bivacco a rifocillarmi prima di iniziare la discesa. Lassù a 1988m slm, solo con un cane e un paio di stambecchi guardavo l'umanità giù in basso e il creato attorno a me. Ero in pace! Purtroppo giù al piano e a parecchi chilometri di distanza altri non provavano le stesse mie emozioni, era la mattina del 13 novembre 2015.