giovedì 7 gennaio 2016

3x10

La mattina della partenza in casa si sente profumo di caffè e sonno. Sono le 5:30 e lo zaino con le macchine fotografiche, il mangiare e l'acqua è già pronto dalla sera prima.
Il mio amico fa colazione con me e una volta finita, torna a dormire come suo solito. Un cane atipico.
Scatta per una busta di biscotti ma rimane impassibile davanti ad un guinzaglio e alla possibilità di fare un lungo giro in montagna. 
La meta di oggi è il bivacco Greselin situato nel gruppo del Duranno in val Cimoliana; l'obbiettivo è riuscire a fotografare gli stambecchi in questo angolo selvaggio delle dolomiti friulane. 
Dopo aver convinto Till che oggi sarà una bella giornata per entrambi e averlo fatto desistere dal tornare a dormire, partiamo alla volta di Cimolais, salendo verso Longarone e la diga del Vajont. La strada la conosco, l'ho percorsa un paio di volte in bicicletta, ma questa volta butto un occhio più attento sull'immensa frana del monte Toc facendomi mille domande sulla stupidità di ingegneri e speculatori e sulla tragedia umana di 50 anni fa. Arrivati a Cimolais dopo qualche chilometro lungo la Val Cimoliana lasciamo l'auto al ponte Compol e ci incamminiamo verso il bivacco Greselin in un posto che è già magico fin dai primi momenti.
I primi 45 minuti sono facile mulattiera di montagna in mezzo al bosco. Non c'è anima viva. Proseguiamo passando una prima volta il torrente Compol aiutati dagli ometti di roccia lasciati da altri escursionisti; il sentiero è rotto e la traccia sarebbe impossibile da seguire senza questa solidarietà tra gente di montagna. Continuiamo e la traccia si fa via via più difficile, da mulattiera diventa sentiero, da sentiero a sentiero pieno di radici e mi accorgo che gli scarponi fanno fatica a tenere l'aderenza. Passiamo un'altra volta il torrente Compol a circa 1200m slm. Siamo sotto ad una fantastica cascatella che nei secoli ha scavato la roccia creando dei cadini e dei salti d'acqua. Tiriamo il fiato e sopra la cascatella si vede la cima del Duranno che fa capolino avvolta dalla luce dell'alba.
Da questo punto il sentiero si fa difficile e mostra tutta l'asprezza di queste montagne, tracciato ripido e con brevi muri da scalare. In alcuni punti anche Till, che vanta una trazione 4x4, mi guarda sconsolato in cerca di un aiuto per i passaggi più tecnici. Saliamo e passiamo un'altra volta il torrente Compol alternando passaggi in mezzo ai mughi a passaggi su roccia friabile a passaggi su lastroni di roccia sempre cercando e anelando con lo sguardo i bolli rossi lasciati sulla roccia per guidare la via.
Sono al limite della sopportazione, mi dico di continuare ancora per 20 minuti e poi tornare indietro, ma la montagna mi sta solo insegnando ancora una volta la perseveranza contro le difficoltà della vita. Dopo 20 minuti uno sguardo al GPS mi conferma di essere quasi alla fine delle mie fatiche e fatti ancora alcuni passi ecco che mi appare, in tutto il suo splendore rosso metallizzato arrugginito, il bivacco! 
Prima di arrivare alla meta devo passare un tratto dove il sentiero si fa stretto ed esposto da entrambi i lati e affrontare una frana che si è letteralmente mangiata una parte di montagna e il sentiero stesso. 
Vicino al bivacco e senza neanche avere i secondi per riprendere fiato scorgo gli stambecchi pascolare nel prato, quasi mi stessero aspettando. Mi nascondo dietro un sasso, preparo la macchina fotografica e mi avvicino basso sul terreno quel tanto che basta per averli in buona visuale, mi siedo sull'erba imitato subito da Till. Comincio a scattare, quasi tremo per l'emozione dell'incontro. Till fiuta l'aria, freme anche lui per l'istinto della caccia ma resta seduto accanto a me godendosi lo spettacolo. Tre ore di cammino difficile e arduo per dieci minuti di fotografie. Due mamme con tre piccoli, nessun maschio imponente, solo la fragile rappresentazione della speranza per queste leggendarie creature di montagna troppo vicine all'estinzione. Un attimo in confronto a tutta la giornata, ma un attimo che ti fa meravigliare della bellezza della natura. Sono le uniche foto di quel giorno, quelle vicino al bivacco, non ne ho scattate altre perchè il percorso era, seppur bello, troppo duro per perdersi in iso, diaframmi e questioni di fotografia.
Lascio gli stambecchi alla loro invidiabile vita quassù a 2000 metri ed entro nel bivacco a rifocillarmi prima di iniziare la discesa. Lassù a 1988m slm, solo con un cane e un paio di stambecchi guardavo l'umanità giù in basso e il creato attorno a me. Ero in pace! Purtroppo giù al piano e a parecchi chilometri di distanza altri non provavano le stesse mie emozioni, era la mattina del 13 novembre 2015.

4 commenti:

  1. Grande Claudio sei unico! La tua passione per la montagna e per la fotografia suscita sempre un atmosfera unica ed incredibile. Continua cosi;)

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  2. Un servizio da mandare in onda su Geo & Geo o Discovery, complimenti Claudio sei un grande , io non ci riuscirò mai , magari mi porti qualche stambecco più in basso
    A parte le battutaccie ti ammiro per l'amore che hai per la montagna e per la natura . Ciao

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  3. Grandissimo Claudio, bellissimo servizio e bellissime foto, belle le parole e le emozioni che riesci a trasmettere, continua così

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  4. Bellissimo racconto. Stesse emozioni vissute a distanza di anni. Gli stambecchi si sono fatti desiderare, così come il Bivacco che sembrava non arrivare mai...svegliarsi in questo posto sperduto nel nulla invece è stato a dir poco magico.

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