martedì 15 novembre 2016

Una mattina

Mi ritrovo con il mio omonimo  al parcheggio in fondo alla strada carrabile della Val di Canzoi.
Tra me e lui ci sono 35 anni di differenza ma per fortuna abbiamo in comune l'andar per monti e l'osservazione della natura. Ci siamo conosciuti, per caso, sulla ripida mulattiera che conduce ai Piani Eterni e da allora ci sentiamo spesso per condividere immagini ed emozioni. Mi sorprende ogni volta quanto un incontro fatto in montagna possa portare a condivisioni più profonde.
E' ancora buio e i Piani Eterni ci aspettando, la lampada frontale indica dove posare sicuri i piedi, un tappeto di foglie ci accoglie nel bosco.
Questa mattina di novembre mi vede arrancare dietro il mio omonimo, ho il fiato lungo e il cuore a mille si domanda chi dei due abbia più anni in realtà, ma ad ogni modo dopo circa due ore di ripida mulattiera arriviamo al bivio per il Porzil. Questo sentiero si stacca dalla mulattiera e in poco tempo ci porta alla sommità della piana di Erera Brendol giusto quando il sole, stiracchiandosi, si alza da dietro i monti e colora l'alba di una giornata invernale dal cielo terso e azzurro. L'aria fredda congela il sudore sui capelli, in basso un gruppetto di cerve taglia di corsa la piana gelata andando a nascondersi tra i mughi verso forcella Intrigos.
Alla nostra sinistra in alto mufloni e camosci brucano tranquilli l'erba, più avanti, vicino alla malga, che d'estate, ancora al giorno d'oggi, tiene le mucche al pascolo e produce formaggio, un camoscio ci accoglie da vero padrone della piana. Ci osserva e tranquillo si allontana costeggiando il torrentello ormai quasi del tutto gelato. In lontananza, sulla strada che porta a campo Torondo, dei cervi pascolano sul pendio sovrastante. Oggi ci sono proprio tutti gli ungulati della piana: camosci, cervi e mufloni. Sarebbe bello poter vedere anche i galli forcelli , ma sento di chiedere troppo, meglio stiano tranquilli sul loro ramo ad osservare la vallata sottostante e i camosci in fermento. Siamo nel pieno del periodo degli amori e sulle cresta del Col del Demonio due sentinelle con i corni uncinati controllano la situazione. All'improvviso due camosci si rincorrono furiosi giù per il pascolo del pendio, saltano senza paura fino a che scompaiono dalla nostra vista. Dopo qualche minuto il maschio vincitore ritorna per continuare il corteggiamento alla femmina causa della contesa. Sfrega i corni sull'erba, drizza il pelo e scrolla i muscoli: vuole rimarcare che questo è il suo territorio e quella la sua femmina.
L'erba spunta tra la prima neve dell'anno quasi a non voler cedere al freddo dell'inverno, dietro di me, in controluce, spunta la punta del Pizzocco, davanti a me le Pale di San Martino e il Civetta risplendono sotto un cielo azzurro e limpido. Pura pace attorno a me e in me, come ogni volta che salgo in montagna. Ogni volta mi spacco gambe, cuore e schiena, un processo doloroso ma necessario per svuotare l'anima da tutto l'inquinamento della civiltà e rimanere senza fiato di fronte a spettacoli che solo la natura ha saputo creare.