martedì 25 ottobre 2016

Il piccolo aviatore delle rapide


Arrivo sul greto del torrente con il sole che ha già compiuto un quarto del suo viaggio lungo la volta celeste. Questa mattina la pigrizia mi ha tenuto nel caldo del letto più del dovuto. Scarico lo zaino del suo contenuto e con la coda dell'occhio vedo un impavido aviatore passare velocissimo sul pelo dell'acqua del torrente. Ha mantello scuro e il petto bianco e annuncia il suo arrivo con una serie di cinguettii intonati e melodici. Un aviatore timido, il merlo acquaiolo, ma che non ha paura dell'acqua. Mi meraviglia vederlo scivolare lieve sotto il pelo dell'acqua senza subire alcun danno dalla corrente e senza mostrar alcuna fatica nel gesto per poi riemergere con la preda nel becco.Il piccolo aviatore delle rapide conosce l'acqua dal suo primo volo, l'ha dovuta affrontare e vincerla per poter sopravvivere.
Mi apposto in riva al torrente, lo vedo passare davanti, frullando le ali, quasi a prendersi gioco di me, per poi ritornare e posarsi su dei sassi lontani da me, lo ammiro attraverso il tele della macchina fotografica andare a caccia tuffandosi e riemergendo senza sosta dal flusso costante del torrente.
Lo chiamo a me, sottovoce, gli indico il sasso su cui posarsi, il più vicino al mio capanno, magari proprio adesso che un raggio di sole filtrato tra le nuvole mi dona la luce perfetta.
Sciocchi desideri da fotografo naturalista dilettante i miei, la sua diffidenza lo tiene sempre troppo lontano per fare la "foto del giorno".
Tutto questo è frustrante ma in fondo non importa, anche se sono grato di aver potuto condividere questo pezzo di torrente con lui, ho già violato troppo il suo spazio. Il piccolo aviatore spicca in volo, dritto e radente, seguendo il corso del torrente, scendendo più a valle, congedandosi definitivamente da me. Su in alto le nuvole si stanno stringendo a coorte facendo cadere le prime gocce di pioggia, l'aria si fa fredda, l'unica cosa che desidero è un tè caldo

mercoledì 12 ottobre 2016

La sicurezza in montagna: Personal Locator Beacon

Ogni volta che a casa comunicavo l'intenzione di avventurarmi in montagna mio padre "sacramentava" preoccupato perché sarei andato da solo. Questa era una scelta dettata dalla difficoltà di trovare compagni di camminata e dal fatto che andando da solo potevo aumentare la possibilità di incontrare animali. Fino adesso grazie a tre fattori non ho mai avuto problemi gravi in montagna: la fortuna, l'angelo custode e un pizzico di buonsenso che mi ha fatto girare il culo dove le condizioni non permettevano un proseguimento sereno dell'escursione.
Ma nonostante questo, quando sono in escursione posso da un momento all'altro avere un incidente e a casa ci sono almeno due persone in pensiero.
Cerco di ridurre al minimo la possibilità di inconvenienti e uso la tecnologia a disposizione.
Grazie agli smartphone posso avere  in tasca app di cartografia, con cui conosco sempre in che punto del percorso mi trovo, e app di soccorso, che possono lanciare una richiesta d'aiuto direttamente alla centrale operativa.
Negli anni ne ho testate due, una italiana patrocinata dal CAI e una svizzera. Si chiamano, rispettivamente GeoResq e Uepaa; offrono entrambe il tracciamento dell'escursionista, tramite il GPS integrato, e possono lanciare l'allarme usando la rete dati dello smartphone. La rete dati a volte può essere debolmente presente anche nelle zone più remote e questo può bastare a inviare la richiesta di soccorso. Purtroppo tante zone di montagna non hanno alcuna copertura telefonica rendendo inutilizzabili queste interessanti app il cui scopo è accelerare il soccorso alla vittima dell'incidente in montagna grazie alla localizzazione con il GPS. 
Dove non esiste copertura cellulare entrano in gioco gli apparecchi satellitari e in particolare i dispositivi  personali di localizzazione, o personal locator beacon (PLB), dei radio fari che usano la rete di satelliti COSPAS-SARSAT e che devono essere attivati dall'utente in caso di comprovata emergenza. Una volta attivato il PLB invia un segnale ai satelliti in orbita che a loro volta lo inviano alla centrale nazionale di competenza presso cui il radiofaro è registrato. 
In Italia la stazione satellitare Cospas-Sarsat si trova a Bari presso la stazione navale della Guardia Costiera e attiva i soccorsi della zona da dove è partito il segnale di emergenza. 
I PLB hanno una copertura del globo terrestre pari al 100%, vale a dire che possono funzionare anche ai poli. 
Ci sono vari produttori di questi apparecchi radio di soccorso e navigando sul sito internet di uno di questi produttori ho trovato una sorta di "hall of fame" di tutte le persone salvate grazie ai PLB. La maggior parte dei salvataggi sono localizzati in Nord America nella zona delle Rocky Mountain e dell'Alaska, luoghi che, in quanto a natura selvaggia, non permettono di scherzare. Uno di questi produttori oltre alla Hall of Fame, garantisce la sostituzione gratuita del dispositivo usato e una t-shirt con scritto " I SURVIVED" .
Le mie montagne, le Dolomiti Bellunesi, non sono remote come l'Alaska ma hanno diverse zone senza copertura telefonica e un incidente con un ritardo del recupero della vittima causato dalla difficoltà di localizzare e attivare la catena dei soccorsi potrebbe peggiorare la situazione. Per questo credo che il PLB sia un buon "piano B" per uscire da brutte situazioni dove la rete cellulare è inesistente.