venerdì 26 novembre 2021

La fotografia naturalistica

Anton Pavlovič Čechov disse: “La fede trasporta le montagne”; purtroppo la fede non aiuta a trasportare in montagna tutto il materiale di cui un fotografo naturalista ha bisogno, infatti questo genere fotografico è un mix tra un soldato e un cacciatore. Serviranno zaini capienti e comodi, abiti il più possibile mimetici, ma anche le conoscenze di un cacciatore. Beninteso che il fucile del fotografo, fortunatamente, spara a 9 fotogrammi per secondo e regala ai posteri un momento magico, frutto di ore di appostamento e di comunione monastica con la natura.

Negli anni ho affinato la mia logistica, ricercando, sperimentando e purtroppo spendendo soldi a vanvera. Penso di avere più zaini nell’armadio che borse la mia ragazza, ma sono tutti necessari: ne ho uno da 28 l per le escursioni leggere e veloci e un altro da 45 l, più capiente, per quando passo almeno una notte in montagna.

Dentro gli zaini non deve mai mancare il kit da pronto soccorso, il localizzatore satellitare da usare in caso di emergenza, un seghetto (molto utile, soprattutto dopo Vaia), giacche e indumenti.
A volte, oltre a questo, aggiungo un capanno mimetico portatile, fornello a gas, cibo e acqua. Ho bisogno di queste cose: là fuori io sarò sempre in svantaggio e sarò sempre ospite di chi in montagna ci vive veramente.

Ovviamente tutto questo ha un peso notevole, da 10 a 20 kg, dipende dalle occasioni; la fotografia naturalistica esige una certa prestanza fisica.Ai piedi, va da sé, scarponi e tante volte ramponi, per non scivolare quando le praterie alpine si riempiono di neve e ghiaccio. Di scarponi ne consumo almeno due paia all’anno, tanto che spero di diventare collaudatore per una qualche marca, un giorno.

Agli inizi della mia passione per la montagna, giravo per i monti come un clochard, usando vestiti di recupero oppure mimetiche scovate nei mercatini militari. Roba economica, ma di pessima qualità: una volta bagnata rimane tale per ore, ed è una cosa che non ci si può permettere, soprattutto d’inverno. Ecco quindi che la mia ricerca dei materiali mi ha portato ad acquistare capi tecnici, costosi ma affidabili.

Ed alla fine, il ferro del mio mestiere, una reflex Nikon con innestato un tele obbiettivo, la cui misura totale è di 35 cm – che mi ha procurato non pochi affanni a trovare zaini in grado di contenerlo in sicurezza – e dal peso di circa 3kg, usata quasi sempre a mano libera, in bilico sulle cenge, per portare a casa una foto, non da esibire, ma per ricordare momenti, suoni e profumi di una giornata nella natura.

Quindi, quando vedete una foto di un animale, libero e selvaggio, ricordate che quella foto ha il peso dello zaino portato per ore, il sapore del sudore che cola sul viso dopo mille e più metri di dislivello, le ore di studio su un determinato ambiente, il caldo del capanno in una giornata d’appostamento in estate e le mani ghiacciate quando è inverno; è passione, testardaggine e capacità di stare in solitudine e di meravigliarsi ancora di un tempo che dura un click, ma che resterà per sempre.




Questo mio articolo è apparso sul mensile di cultura Il Veses: https://ilveses.com/la-fotografia-naturalistica/

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Sette

Giorno 7 - 25 Ottobre 2021 | Ryfoss (Hålmo Camping) - Oslo Sognsvann 

Pericolo attraversamento Alci

Accendiamo il camper per l'ultima tappa del nostro viaggio in Norvegia del Sud a fine ottobre. Un viaggio a lungo desiderato e che ora volge al termine ma che abbiamo assaporato in ogni sua parte. Percorriamo gli ultimi 200 km verso Oslo, con l'unica distrazione di fotografare un cartello "pericolo attraversamento Alci" e con la speranza di vederne ancora una prima di tornare a casa. Mentre ci avviciniamo a Oslo piove a dirotto, ma guardando le previsioni meteo queste indicano che alle tre di pomeriggio i fenomeni sarebbero dovuti cessare del tutto. Arriviamo, o meglio ritorniamo a Sognsvann, il lago a nord di Oslo da dove eravamo partiti sette giorni prima. Parcheggiamo e riposiamo mentre attendiamo che la pioggia smetta, sono le due e mezza di pomeriggio. Come per una qualche volontà divina alle quindici la pioggia smette, quindi prendiamo la T-Bane e scendiamo alla stazione centrale di Oslo. Facciamo una seconda visita alla bellissima Opera, questa volta con un tempo asciutto, e ci godiamo un meraviglioso imbrunire su Oslo. Risaliamo il centro storico, passiamo davanti al municipio e ci infiliamo nella via dello shopping, dove vediamo finalmente l'alce che tanto desideravamo. Solo che è imbalsamata. Mi metto di fianco ad essa, l'alce sembra un esemplare giovane, ma gli arrivo sì è no alla spalla. Sono animali veramente imponenti! 

Paesaggi verso Oslo

Ci sediamo in un caffè e facciamo merenda per l'ultima volta con il caffè filtrato e il chai latte. Prendiamo anche un paio di cinnamon roll, ma non sono buoni come quelli di Flåm. Passeggiamo per le vie di Oslo, felici di questo viaggio. Torniamo a Sognsvann per la cena. Accendo la radio del Van e trovo una stazione di musica folk norvegese, adatta al mood della serata, tra il malinconico e il festaiolo. Svuotiamo l'armadietto di quella che è stata la nostra dispensa di cibo in questi sette giorni, finendo l'ultima confezione di purè, würstel giganti, l'ultima lattina di birra e l'ultima confezione di biscotti. 

Una volta che le valigie sono preparate, scrivo gli ultimi appunti sul diario e andiamo a dormire. Il nostro viaggio è arrivato alla fine, domani dovremo cercare uno scarico per le acque del camper e un distributore per fare il pieno al Van prima di riconsegnarlo. Sarà poi compito dei piloti Lufthansa con i loro Airbus A320 riportarci a sud, tra le nostre Dolomiti. Prima di addormentarmi ripenso ai momenti di questa vacanza: l'arrivo con la neve, la prima notte in camper e i problemi con le bombole del gas, l'incontro con l'alce, l'aver guidato per circa 1200 km a nord, la cortesia dei norvegesi, la presenza degli Dei a Fantot, le risate con Isabel, i paesaggi con cui ci siamo riempiti gli occhi e l'avventura di partire e bastare a sè stessi. Ora non vedrò più un Fiat Ducato allo stesso modo, mi tornerà sempre in mente il nostro Van e il viaggio che ci ha permesso di fare. 

Noi

CONCLUSIONI

Il nostro Van e le strade di Norvegia

Il viaggio in Van ammortizza dei costi, che in Norvegia sono alti. A scopo indicativo un litro di gasolio costa, in media a 17 Kr /1,71 €, una birra media al bar 110 Kr/11 € e un pranzo circa 300 kr/30 € a testa. La spesa al supermercato, invece, non è molto distante dai prezzi italiani. Con circa 600 kr/60€ abbiamo fatto una spesa che ci è bastata, approssimativamente, per  circa 3 giorni (colazione, pranzo, cena). Usando un van si ha sia l'alloggio che l'auto per spostarsi. La sosta in libera è generalmente accettata in tutta la Norvegia, con la possibilità di fermarsi in posti veramente belli per la notte. Durante questo viaggio siamo riusciti a vedere molte cose, con i nostri tempi, senza la fretta dettata dai viaggi organizzati. Va da sè che un minimo di pianificazione va fatta, perché in questo viaggio ci siamo trovati spesso distanti da ogni centro abitato. Durante la guida va fatta molta attenzione ai limiti di velocità, ma va detto che con il camper è difficile correre. Le strade, altresì, sono tenute in maniera impeccabile, non una buca o un disservizio. Gli automobilisti sono rispettosi degli altri utenti della strada. In sette giorni di viaggio non abbiamo avuto nè uno screzio nè abbiamo sentito un clacson suonare. Molti distributori, ma non tutti, hanno i servizi per i camper. I campeggi, ad ottobre, sono quasi tutti chiusi per fine stagione. Lascio qui sotto un link che porta ad una mappa di Google dove è segnato il nostro itinerario, con i punti d'interesse, i distributori e le aree attrezzate per il camper. Speriamo di avervi reso partecipi del nostro viaggio e di avervi trasmesso parte delle emozioni che abbiamo vissuto. Concludo con il brindisi che faceva sempre mio nonno Antonio: che non sia l'ultimo! 

D'altronde lui, nel 1948, si fece il viaggio dalle Alpi fino a Capo Nord in sella ad una moto BSA da 500 cc, ma questa è un altra storia.

 Mappa 🗺



domenica 21 novembre 2021

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Sei

Giorno 6 - 24 Ottobre 2021 | Bergen Camping Park- Fläm - Ryfoss (Hålmo Camping)

La Stavkirke di Fantot

Alle 8:00, quando appena inizia ad albeggiare, partiamo, tornando verso Bergen per visitare la Stavkirke di Fantot. Questa chiesa di legno è diventata famosa perché il 6 giugno 1992 Varg Vikernes le diede fuoco. Varg, meglio conosciuto come Burzum, fece questo perché la chiesa sorge su un antico luogo di culto pagano dei vichinghi. Burzum poi si fece venti anni di carcere per un omicidio e per aver bruciato altre chiese ma per questo crimine non venne mai condannato. La stavkirke è chiusa causa pandemia e quindi non è possibile eseguire la visita a pagamento dell'interno. Attorno alla struttura c'è poi un recinto che non permette di ammirare e fotografare appieno la struttura. Io però noto una collinetta a lato, sopra la stavkirke, ricoperta di alberi in piena muta autunnale. Sì, mi dico, possono uscire delle foto interessanti. Mi sale la scimmia artistica, salgo di corsa la collina sotto una minutissima pioggia e mi appaiono le guglie della stavkirke in mezzo al giallo e all'arancione delle foglie.  Un' immagine epica, com'è il luogo.  Respiro una sacralità di un tempo passato, il vento scompiglia le foglie e sembra di avere Odino lì seduto che approva la tua arte. 

Flåm

Rimontiamo sul nostro drakkar, ah no, sul nostro Van e ripartiamo, imboccando la strada E16 verso Flåm avvicinandoci a Oslo. Alle 12:30 arriviamo a Flåm, in una pigra domenica di ottobre con poca gente in giro: una veste veramente insolita per questo piccolo villaggio adagiato in fondo al Aurlandsfjorden e punto di partenza della ferrovia turistica Flåmsbana. Oggi non faremo il tragitto ferroviario, anche perché sembra che la linea sia inattiva. Ci dedicheremo alla ricerca degli ultimi souvenir e a pranzare in un piccolo caffè pasticceria. Prendiamo caffè filtrato, panini con il salmone e due immancabili, ottimi e caratteristici kanelbule. A Flåm, seppure tutto è votato al turismo, si respira quella che è la Norvegia da cartolina: fiordi, cascate, intimità e natura. 

Ripartiamo, proseguendo per la E16 costeggiando il fiordo fino a Otternes Bygdetun, una tipica fattoria norvegese costruita nel 1700. La visita merita sopratutto per il panorama sul fiordo e per avere uno spaccato di cosa era la vita rurale in Norvegia prima della modernità data dalla scoperta del petrolio. In stagione il posto deve essere vivace, ma quando eravamo lì l'unica compagnia che abbiamo avuto sono state le pecore. 

Otternes Bygdetun

La tappa successiva, deviando dalla E16, è stato lo Stegastein, un pulpito artificiale che da sul fiordo raggiungibile dopo aver percorso la stretta strada che sale da Aurland, altra piccola cittadina sul fiordo. La vista è meravigliosa e spazia da Flåm fino alla curva a gomito del fiordo verso il mare. Tempo di fare qualche foto e ripartiamo. Inizia a piovere fino di nuovo. Scendiamo di nuovo ad Aurland e quindi riprendiamo la E16 verso Oslo. 

Stegastein

Imbocchiamo il Lærdalstunnelendella lunghezza di circa 24km che passa sotto l'altipiano, altrimenti attraversabile dalla strada Bjørgavegen, sicuramente più panoramica ma più insidiosa data la stagione. Una volta sbucati dall'altra parte ci dirigiamo a Borgund per visitare l'omonima e antica Stavkirke. Il sole sta tramontando e ci dona una visione speciale della chiesa. Anch'essa è chiusa alla visite a causa della pandemia. 
La Stavkirke di Borgund

Dopo Borgund finisce il nostro essere turisti e iniziamo la spasmodica ricerca di un posto dove piazzare il Van e riposare. Percorriamo, al buio, strade spesso interrotte da lavori in corso, senza trovare un camping aperto dove fermarci. Siamo stanchi, le ore alla guida accumulate oggi sono tante. Arriviamo nei pressi di Ryfoss, a circa 3 ore da Oslo, e individuiamo un camping. Non capiamo se sia aperto o no, giriamo il camper e ci fermiamo appena fuori, a lato strada, su una piazzola. Esausti ma contenti al termine di una giornata strepitosa, dove abbiamo visto la Norvegia da cartolina. Domani partiamo verso la fine del nostro viaggio e iniziamo già a dispiacerci. 

L'Aurlandfjord



Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Cinque

Giorno 5 - 23 Ottobre 2021 | Campeggio Lervik Sponavik Camping - Bergen - Bergen Camping Park 

Alle sette ci alziamo pigramente. Dopo 5 giorni la stanchezza della vita on the road inizia a farsi sentire, ma l'avventura chiama e troviamo le forze per alzarci. La batteria, per fortuna, è tornata a livelli rassicuranti. Facciamo colazione, due foto dal punto panoramico del campeggio verso il fiordo che porta alla cittadina di Lervik ed iniziamo la procedura per la partenza. Riavvolgo il cavo elettrico, retraggo la pedana e accendo il motore aspettando che il vetro inizi a disappanarsi.

Il traghetto verso Bergen

Il tempo questa mattina è mite, una luce violastra colora il cielo e le nubi sono rade. Non fa troppo freddo quando ci mettiamo in marcia verso Bergen. Al traghetto il navigatore ci fa sbagliare corsia, facendoci saltare il controllo dell'autopass. Fortunatamente, ed è un ulteriore conferma della cordialità dei norvegesi, la signora addetta al carico ci fa imbarcare senza passare sotto il check-in. "I'm a good person!" ci dice. Noi ricambiamo con un saluto, grati. Durante il viaggio ci siamo imbattuti spesse volte in donne che svolgevano lavori considerati "da maschio" in Italia. Mansioni come gestire il traffico nei cantieri stradali o guidare camion. 

La porta del negozio piegata di lato

Alle 11:30 Bergen ci vede arrivare con il nostro Van Ducato. Parcheggiamo al porto. Il posteggio, come sempre, si paga tramite app. Mentre ci avviciniamo al centro città un cosa che ci colpisce è il silenzio. Diversamente da altre città, non un clacson, non una sgasata o qualcuno che urla. Il centro di Bergen, famoso in tutto il mondo per la città vecchia con i magazzini colorati, è vivace, con molte botteghe di souvenir e una discreta quantità di turisti. Per la prima volta da giorni sentiamo parlare italiano.

I magazzini affacciati sul porto sono tutti piegati di lato a causa dell'esplosione, avvenuta nel 1944, di una nave olandese carica di munizioni.  Le botteghe moderne dei fondachi, che un tempo vendevano stoccafisso, ora sono ripiene di vari oggetti ricordo della visita alla città e anche noi facciamo degli acquisti per i nostri amici a casa. In centro a Bergen c'è il mercato ittico dove si possono anche degustare pietanze a base di pesce. Una delle portate in menù è la carne di balena. Osservo curioso che il filetto di renna costa 350 Kr Norvegesi, mentre quello di Balena solamente 220 Kr. Questo, probabilmente, è dovuto alla sempre meno domanda di carne di questo animale, non solo nel mercato interno norvegese ma anche in quello giapponese. Ad ogni modo, sarà qui che pranzeremo. Il salmone è delizioso, così come tutte le altre portate. 

Salmone

Nel primo pomeriggio "leviamo le ancore" dal porto di Bergen e ci dirigiamo al Bergen Camping Park, un campeggio a circa 16 km dalla città. All'arrivo al camping abbiamo istruzioni di cercare il "man in the caravan" e pagare a lui il prezzo pattuito per la notte. "The man in the caravan" è un misto tra una rock star americana e un vecchio pescatore norvegese, sbiascica in inglese e pensiamo che la lattina di birra lì vicino fosse piena fino a poco fa. Nonostante ciò è comunque molto cortese, a fronte del nostro pagamento in euro, ci restituisce il resto in Corone, facendoci un piccolo sconto. Al campeggio approfittiamo per cambiare le acque al Van e rigare un cerchione. La sera ci concediamo una doccia vera ai bagni del camping e ceniamo in maniera frugale con dei paninetti, come nella migliore tradizione delle escursioni dolomitiche. O forse perché eravamo troppo stanchi per metterci ai fornelli. La birra di questa sera è una Ise Björn, la birra dell'orso polare, leggera e rinvigorente. Domani si vira verso est, verso Oslo. 


Bergen e i suoi magazzini






mercoledì 10 novembre 2021

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Quattro


Giorno 4 - 22 Ottobre 2021 | Parcheggio Preikestolen - Crociera sul Ljsefjord - Campeggio Lervik Sponavik Camping

Arcobaleno nella rada di Stavanger

Fa freddo! Troppo freddo... perché? Mi alzo e vado al pannello di controllo, luce rossa. Isabel abbiamo la batteria a terra!Iniziamo il giorno 4 del nostro viaggio con un problema e un cambio di programma. Infatti appena guardo fuori dal finestrino vedo che durante la notte ha nevicato. Impensabile salire al Preikestolen con queste condizioni, considerando che il sentiero è fatto da grosse pietre, sicuramente scivolose e l'ultimo tratto, a picco sul fiordo non perdonerebbe scivolate. Mi vesto in fretta, accendo il van per iniziare a caricare la batteria ausiliaria e decidiamo come agire. Delusi dal fatto di non poter salire il sentiero cerchiamo un alternativa bella tanto quanto l'escursione. Per fortuna, la sera precedente, avevamo adocchiato un cartello che proponeva una crociera sul Ljsefjord, uno dei fiordi più belli, che passa sotto il Preikestolen (o Pulpito di Roccia).Paghiamo il parcheggio e ci mettiamo in viaggio verso il molo di Stavanger, dove c'è la partenza della crociera. Il biglietto, come tutto in Norvegia, lo compriamo via internet. Lungo la strada ci fermiamo in un parcheggio attrezzato per camper, con tanto di colonnina elettrica. Approfittiamo per rifocillare la batteria e fare colazione. Parcheggio e colonnina elettrica li paghiamo tramite GoMarina, un'app con tutti i posti d'approdo barca e di sosta camper lungo la costa norvegese. Dopo un'oretta di carica ripartiamo e parcheggiamo vicino al porto, quindi saliamo sul multiscafo e partiamo verso il cuore del Ljsefjord. 

La cascata si getta nel fiordo


Sotto al Preikestolen
La crociera dura circa due ore e permette di passare sotto al Preikestolen e a una cascata di acqua di montagna. Alla cascata l'equipaggio, tramite un secchio, raccoglie quest'acqua per darla in assaggio ai turisti. Il fiordo è punteggiato di alberi colorati dalla mutazione autunnale: uno spettacolo della natura. Torniamo al van, pranziamo e riprendiamo la E39 direzione Bergen, passando tra alcune grosse isole fino a Mortavika, dove prenderemo il traghetto. Questa strada è a pedaggio, cosi come il traghetto. Nel costo del noleggio del van sono previsti anche i pedaggi e un dispositivo che si chiama Autopass, quindi non ce ne preoccupiamo. Non ci sono caselli da attraversare, come in Italia, ma dei checkpoint, composti da numerose telecamere e sensori, che leggono il dispositivo. Un'automazione comoda ed efficace. 
L'imbarco sul traghetto

Proseguiamo mantenendo la E39 fino a Lervik, a circa due ore da Bergen, trovando un campeggio che ci ospita per la notte. L'addetta alla reception è una gentilissima donna asiatica che ci trova un posto nel campeggio affollato da camper. Siamo capitati in mezzo ad un raduno di camperisti norvegesi, tutti in festa e tutti più o meno alticci. Attacchiamo dunque il Van alla presa e tempo due secondi salta la corrente in tutto il campeggio. Siamo stati l'elemento che ha fatto tracimare il salvavita. Dopo alcuni minuti, attendendo naturalmente sotto una pioggia fine e fredda, arriva il marito della donna asiatica, che in inglese ci spiega che il sistema elettrico è in sovraccarico, ma che ci possiamo collegare alla presa di casa loro, ma solo per caricare la batteria. Così facciamo, e ora l'impianto regge. Chiudiamo le tendine del camper e ceniamo con polpette e purè. Questa sera mi concedo anche io alcuni sorsi di birra, pochi, perché in Norvegia vige la regola di essere completamente sobri quando ci si mette al volante. La birra è una buonissima Artic Beer, leggera e poco gasata, l'ideale dopo una giornata al volante. Oggi dal finestrino del Van abbiamo visto una varietà di paesaggi che solo la Norvegia sa dare. Il mare che si fondeva con la montagna, le grandiose opere ingegneristiche. Ponti tra isole e tunnel con pendenza negativa che si infilano sotto il mare sono la normalità di un viaggio in Norvegia.  Piove, ci tiriamo sotto coperta, domani Bergen. 

Polpette n' beer!

domenica 7 novembre 2021

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Tre

Giorno 3 - 21 Ottobre 2021 | Lunden Camping Og Bobilplats (Valle) - "Strada di ghiaccio" FV987-Stavanger - Parcheggio Preikestolen  

La Hyitta del campeggio

Alla mattina ci svegliamo in un campeggio immerso nel bosco, con tante piazzole di sosta dotate, di norma, di corrente e acqua. Vicino a noi, tra gli alberi, compare una casetta di legno, una hytta, come dicono quassù. Di fronte a questa hytta una roccia liscia e levigata si getta in un lago circondato da alberi, divenuti rossi per l'autunno. La luce è perfetta, non piove e la scena merita alcuni scatti. Le Hytta sono disseminate per tutta la Norvegia, nel sito del Norsk Folkmuseum vengono così definite: quattro mura intorno a un sogno, un luogo dove staccare dalla vita quotidiana, vivere in modo semplice e riconnettersi con la famiglia e con la natura. 

Sulla strada di ghiaccio

Alle 8:30 accendiamo il Van e partiamo direzione Stavanger, lungo la RV9 fino a che la strada inizia a salire. E' la strada Suleskardveien, dove Suleskard è un'amena località di montagna. Per noi è un'antica divinità vichinga che sfiderà la nostra volontà ad apprezzare le strade della Norvegia. La strada è graziosa, larga abbastanza e taglia un paesaggio lunare costellato di laghetti e granito colorato dal muschio. Dopo qualche chilometro, iniziamo a vedere una patina bianca sulla strada, - è sale - ci diciamo - ma guarda che bravi i norvegesi che hanno già sparso il sale.. Però ne hanno messo tanto, ma sei proprio sicuro che sia...oh no! è neve! - Rimane inconcepibile come l'autonoleggio ci abbia fornito di un mezzo con gomme estive, ma tant'è, questo abbiamo e quindi percorriamo tutto l'altipiano a 20 km/h, senza incontrare anima viva di sorta. Facciamo una tappa, scendendo dal Van veniamo investiti dal tipico vento norvegese: freddo e spietato. Scattiamo due foto in croce e ripartiamo, cercando di abbassarci a quote più miti.  

Al bivio per il Lysefjord tentiamo di intraprendere la strada ma un turbinio di neve farinosa ci respinge, facendoci continuare verso Stavanger. Lungo il tragitto troviamo un distributore dove facciamo gasolio e cambio delle acque. Al bancone c'è una ragazza biondissima, con un trucco pesante che mi riporta alla mente le strofe di Ederly Woman dei Pearl Jam. Fuori dai grossi centri abitati, la Norvegia è composta da piccoli centri, immobili nel paesaggio semplice, con case anch'esse semplici ed essenziali, tutto con una particolarità: un abat-jour sul davanzale. 

Stavanger
Alle 15:30 arriviamo in una ventosa Stavanger, parcheggiamo e ci inoltriamo nella città che si affaccia sul mar atlantico. Come Bergen ha in bella vista sul molo una fila di case di legno rosse, bianche e gialle ma è molto più intima. Da città di pescatori, Stavanger è diventata ricca grazie al petrolio. Compriamo due camice in flanella al brand store di Fjallraven e poi ci infiliamo in un caffè-libreria. Il caffè è la bevanda più bevuta dai norvegesi, nero e lungo, ottenuto tramite la filtrazione e non con la moca. Io lo adoro, Isa invece riscoprirà il Chai-Latte. All'interno di queste caffetterie il clima è cordiale, non c'è nessuna fretta di andarsene e la gente rimane a leggere o a ritrovarsi con gli amici. 

Ceniamo in un ristorante anonimo all'esterno (credevamo fosse chiuso) ma curato all'interno, con travi a vista che mimano le architetture di un tempo passato.  La cucina è buona e il prezzo, come di consuetudine in Norvegia, alto.

Dopo cena recuperiamo il Van e ci dirigiamo verso il parcheggio vicino alla partenza del Preikestolen, che vorremmo raggiungere l'indomani mattina presto. Per arrivare al parcheggio percorriamo la strada RV13 che comprende anche due lunghissimi tunnel scavati sotto il mare. Entriamo nel parcheggio che è già notte, ci sistemiamo e stanchi ci abbandoniamo alla notte. 



Tunnel della strada Rv13





martedì 2 novembre 2021

Norvegia del sud a fine ottobre: Giorno Due

Giorno 2 - 20 Ottobre 2021 | Oslo - Flåm - Heddal Stavkirke - Lunden Camping Og Bobilplats (Valle)

Al risveglio a Sognsvann ci ritroviamo immersi in una nebbia fitta, molto deprimente. Dopo aver fatto colazione partiamo in direzione Flåm, lungo la strada E16. Dopo circa un'ora di viaggio decidiamo di fare una sosta per fare carburante. Qui capita l'imprevisto di giornata, sbaglio la chiave per aprire il tappo del serbatoio e questa si fa in due pezzi. Questa chiave serve per aprire lo sportello della vaschetta della raccolta del wc e per il tappo del rifornimento d'acqua. Lo sconforto mi assale, capiamo che c'è un'unica soluzione: tornare all'agenzia e farci cambiare la chiave. Questo imprevisto ci costringe a cambiare i piani e virare verso sud, verso la Stavkirke di Heddal. L'itinerario che avevo programmato non esiste più e improvvisiamo l'itinerario percorrendo al contrario quanto ci eravamo prefissati. Il disguido ha anche un risvolto positivo perché più a nord, verso Flåm, il tempo non è dei migliori per viaggiare con un van. 

Vicino ad Heddal troviamo una graziosa e moderna sosta per camper dove cambiamo le acque al van. Sarà l'area di scarico più elegante che troveremo durante il nostro viaggio, un'area così pulita che ne sarebbe orgoglioso anche il sergente Hartman di Full Metal Jacket. Poco dopo ci fermiamo lungo la E134 vicino al lago di Elgsjø per una sosta e un pranzo con paninetti preparati con pane artico, salame veneto e formaggio Gudbrandsdalsot, un formaggio scuro e vagamente dolciastro ma molto buono. 


La Stavkirke di Heddal, eretta nel XIII secolo, ci accoglie avvolta dalla nebbia, regalandoci fotografie insolite e cariche di atmosfera. Le Stavkirke sono delle chiese in legno tipiche della Scandinavia, erette nel Medioevo, spesso sopra i luoghi di culto dei vichinghi. 

Lasciamo la chiesa alle nostre spalle e proseguiamo verso Stavanger, che abbiamo intenzione di raggiungere l'indomani. Lungo la strada è tutto un susseguirsi di foreste, altipiani rocciosi e tantissimi laghi e corsi d'acqua, che rappresentano la grande ricchezza della Norvegia dopo il petrolio. Il petrolio ha segnato la svolta per questo Paese, da nazione di pescatori a nazione ricca e moderna. Ma in ogni caso quassù è la natura che la fa da padrona. Oltre agli agglomerati urbani, dove si concentra la maggior parte della popolazione, si trovano ampie distese di natura interrotte solamente dalle strade che si diramano lungo tutta la Norvegia. Strade perfette, incredibilmente senza una buca e ben segnalate. Uno dei segnali che si trovano più spesso è quello di attraversamento alci, tanto che è diventato un simbolo per i negozi di souvenir. L'alce è un animale maestoso, grosso e con una camminata lenta e sicura di sè, e noi... l'abbiamo incontrato. Si trattava di una femmina, intravista sul finire del giorno, mentre attraversava la strada. Per fortuna avevo con me il teleobiettivo e lei si è concessa per un paio di scatti prima di girarsi e andarsene nel fitto del bosco, tranquilla e pacifica. 

Al nord fa buio presto, a differenza della nostra latitudine, il sole tramonta circa un'ora prima e quindi alle 18 è buio. Non è il buio a cui siamo abituati, ma è molto più intenso, tanto che riusciamo a vedere solo la strada davanti a noi che ora si inerpica, ora costeggia una foresta, ora un lago. 

Siamo stanchi, la faccenda della chiave ha consumato energie e tempo, ma quando si tratta di trovare un posto per dormire, diventiamo come i cani che girano in tondo tre volte prima trovare la posizione per la cuccia.  Sono quasi le 20:00 che scolliniamo lungo la FV45 e al bivio per Valle, giriamo a destra, sfiniti, cercando un parcheggio qualsiasi dove fermarci. Vediamo un primo campeggio, ma al buio non troviamo l'entrata, proseguiamo fino a che sulla sinistra intravediamo l'ingresso di un camping. La strada è sterrata ma dal fondo ben compatto, larga appena il giusto per il Ducato. Tutto il camping è al buio, tranne che in una piazzola dove dei tedeschi con il camper stanno cucinando sul fuoco. Troviamo un posto per noi e ci infiliamo in mezzo agli alberi. Mentre Isa si sistema, provo ad attaccare il van alla corrente del campo: ovviamente piove e non arriva corrente, Vado in esplorazione con la frontale e trovo la reception dove capisco che il camping è chiuso, così come la corrente e l'acqua. Poco importa, per stanotte abbiamo acqua e caldo. Prepariamo da mangiare apprezzando che i gestori abbiano lasciato libero accesso alla loro proprietà. Sprofondiamo in un sonno pesante, non sapendo bene dove siamo e cosa ci circonda ma al riparo e lontani quel tanto che basta dalla strada trafficata. 

lunedì 1 novembre 2021

Norvegia del sud a fine ottobre. Giorno Uno

LA PIANIFICAZIONE:

Esiste un detto norvegese che recita: non esiste un cattivo tempo ma solamente un abbigliamento sbagliato. Beh, io aggiungerei anche di non fare troppi programmi quando si decide di esplorare le terre di Odino. Infatti io e Isa progettavamo di andare in Norvegia da marzo 2020, tutto prenotato fino a che una pandemia non si è messa di mezzo a gamba tesa. Altri due tentativi a ottobre 2020 e maggio 2021 sono andati a vuoto per il medesimo motivo. Finalmente a inizio ottobre i presupposti sembravano giusti, quindi cominciamo a pianificare il tutto, inizialmente con l'intenzione di rimanere a Stavanger.  Bisogna fare una premessa: la Norvegia è tanto bella quanto cara raffrontata ad uno stipendio italiano, per questo a me e Isabel è venuta una magnifica idea del cazzo: noleggiare un Van per esplorarla con calma e ammortizzando le spese del mangiare utilizzando la cucina a bordo.

Tutto molto semplice, digiti su internet la parola "Van" e poi ci penserà Google a farti comparire le pubblicità adeguate.  Inizialmente l'idea era di partire da Venezia e conquistare dal basso il Nord Europa ma poi, per fortuna, a Isa viene l'idea di stringere il cerchio e di partire da Oslo, trascorrendo una settimana a zonzo nel sud della Norvegia.  Io inizio a studiare possibili itinerari su Google Maps, a leggere forum e a chiedere al collega camperista come si fa. Va detto che la Norvegia ha due tipi di strade: quelle a scorrimento veloce identificate con la lettera E e le strade normali. La velocità massima consentita è di 80km/h e i traghetti sono parte integrante del sistema viario. Elaboro tre itinerari, con possibili zone di sosta in "libera", cioè a bordo strada e in campeggio. Dopodiché, tramite un sito di noleggio, prenotiamo un Fiat Ducato camperizzato con punto di ritiro vicino all' aeroporto Gardermoen. A Lufthansa diamo il compito di portarci fino ai 59° Nord di Latitudine di Oslo.

Giorno 1- 19 Ottobre 2021 | Falcade - Oslo

Alle 02:00 del mattino partenza da Falcade, direzione Venezia Tessera tramite statale Agordina n°203, ovvero slalom tra i cervi, che in questo periodo vogliono ricordarci che è sempre la strada che attraversa il bosco e mai il contrario. Alle 6:40 siamo seduti in aereo, scalo nell'enorme aeroporto di Monaco, quindi l'Airbus A320 ci porta fino ad Oslo dove arriveremo, tra la nebbia, alle h 11:30. Dall'alto la vista frastagliata del fiordo è magnifica ma sarà quello che vedremo dal finestrino durante la discesa a lasciarci sbigottiti: la neve! Intendiamoci, siamo abituati a guidare tra le montagne con pioggia e neve, ma l'idea di affrontare strade sconosciute con un mezzo lungo 6 metri non ci lascia sereni. Atterriamo e la prima cosa che ci lascia esterrefatti è vedere la faccia della gente. La Norvegia, dal 27 settembre 2021, con il raggiungimento del 75% di vaccinati, ha tolto tutte le restrizioni dovute all'emergenza sanitaria.  Sembra di essere tornati indietro di tre anni, a prima di questo incubo. La Norvegia è un paese  che viaggia nel futuro, forse anche troppo, con una presenza massiccia di veicolo elettrici e di automazioni digitali: la maggior parte dei pagamenti si esegue con carte di credito e smartphone, mentre l'uso della cartamoneta è molto limitato. Tutto questo ai nostri occhi suscita curiosità e qualche perplessità. Recuperati i bagagli, procediamo alla banchina degli autobus di fronte all'aeroporto. Tramite l'app Reuters compriamo il biglietto dell'autobus, valevole per un'ora per spostarsi nella zona 4, quella che comprende Gardermoen e Jessheim, luogo dove si trova la sede dell'autonoleggio. L'autobus 440 ci lascia a circa 1 km dalla sede,  percorreremo a piedi, sotto un nevischio misto pioggia, tutta la strada. Una volta arrivati, il giovane addetto alla reception ci accoglie calorosamente dicendoci di accomodarci e di prendere qualcosa di caldo da bere alle macchinette. Intanto lo vediamo preparare un video tutorial in italiano su tutto quello che c'è da sapere sul mondo del viaggiare in camper.  Dopo il video, un strisciata di carta di credito e un paio di firme, saliamo sul Ducato, giriamo la chiave e partiamo: la Norvegia ci aspetta. Oggi non faremo tanta strada, ci fermiamo a nord di Oslo, nel grande parcheggio vicino al lago di Sognsvann, per sistemare le nostre cose nel van e approfittare per una visita alla capitale. Vicino al parcheggio dove ci siamo sistemati c'è un negozio di alimentari, dove compreremo il cibo per i primi giorni. Acquistiamo pane, marmellata, salame veneto (da quanto abbiamo potuto vedere, in Norvegia non c'è il banco dei salumi), formaggio tipico, insalata e...salsa di soia. Di fronte alle dimensioni delle confezioni di olio, sale e aceto, troppo grandi per sette giorni di viaggio, la salsa di soia è la one-solution souce. La salsa di soia concilia il bisogno di salato e il giusto grado di untuosità. La useremo sull'insalata, sui pomodorini e per salare il purè di patate.  

La stazione della T-Bhane che porta al centro di Oslo in circa mezz'ora, è a pochi passi dal nostro posto tappa di Sognsvann. Il biglietto si acquista sempre tramite l'app Reuters, qui si dovrà prendere il biglietto per la Zona 1 che comprende tutto il centro urbano di Oslo. Il meteo è inclemente, piove finemente e non si riesce a godere della bellezza della città, dopo un giro fino alla magnifica Operà e una cena a base di pesce torniamo al van per la notte. 

L'interno del Van

Chi non avesse mai usato un Van Fiat Ducato deve sapere che è composto da: 

- un serbatoio d'acqua potabile di circa 100 lt

- un serbatoio di scarico delle acque "grigie" (ovvero quelle usate per i lavandini e la doccia)

- un WC con vaschetta per i bisogni, nella quale dovrà essere gettata una bustina di prodotto chimico, con capacità di 15 lt

-  due bombole del gas, una in uso ed una di riserva

- un sistema elettrico con batteria che alimenta tutto il vano abitabile (che si ricaricherà poi durante il viaggio) e relativa centralina di controllo 

- uno scaldabagno elettrico

- un angolo cottura con 2 fuochi ed un piccolo lavabo 

- una mini doccia

- uno spazioso letto matrimoniale 

- un sistema di riscaldamento a gas 

Il riscaldamento a gas la prima sera ci darà dei problemi, ovviamente mentre sopra la città si stava scatenando un tipico piovasco alla norvegese. Le divinità invocate sono innumerevoli, ma poi, ragionando, capiamo come funziona, buttiamo su il termostato a 25° e crolliamo sul letto. Il riscaldamento sarà solo il primo delle "piccole avventure" quotidiane con l'attrezzatura del Van, che comunque non ci impediranno di godere di un viaggio emozionante.  L'indomani ci sveglieremo alle 6:30, direzione Vøringsfossen, o almeno così crediamo. 

Guardia al Palazzo Reale di Oslo




lunedì 14 giugno 2021

78° Nord

Il mar glaciale artico scorreva pigro sotto la fusoliera del Boeing 737 della Scandinavian Airlines, l'arcipelago delle isole Svalbard emergeva dalle acque scure con picchi di roccia nera abbracciate dalle lingue dei tanti ghiacciai. Di tanto in tanto, uno scossone scuoteva l'apparecchio che scivolava via veloce, rompendo batuffoli di nuvole candide. Ingrid dormiva appoggiata a Jonas, che scrutava l'orizzonte e la superficie che sembrava immobile sotto di lui, ma che in realtà era interrotta dallo sbuffo dello sfiato delle balene.  Tornava in queste terre estreme dopo tre anni da quella volta che, schifato da tutto, si licenziò da un lavoro che lo stava logorando senza dargli nulla in cambio,  tirò una freccetta su una cartina appesa al muro e partì per la destinazione che il fato aveva scelto per lui, alla deriva come un naufrago del cielo verso nord.  Oslo lo accolse quando marzo volgeva al termine e l'aria iniziava a scaldarsi mentre dal fiordo sopraggiungeva il profumo di primavera. 

Trovò alloggio a nord di Oslo, a Sognsvann,  vicino all'omonimo lago circondato da verdi foreste che rendevano unica la capitale norvegese. Grazie ad un amico di università che conosceva bene Oslo, avendo trascorso lì il periodo dell'Erasmus, trovò lavoro in un pub in centro. Con i suoi capelli castano chiaro e gli occhi verdi si mimetizzava bene tra i norvegesi, che lo salutavano sempre come uno di loro, tanto che piano piano imparò anche la loro lingua, mentre lui insegnò loro modi di dire e qualche parolaccia del suo paesino tra le Dolomiti. Ogni sera al bancone del bar veniva un ragazzo norvegese, alto e possente, i capelli biondi erano rasati ai lati e lasciati lunghi in un codino sopra. Aveva, come tanti nordici, occhi azzurri penetranti e un elaborato tatuaggio con impresse rune propiziatrici all'avambraccio sinistro, il quale spuntava da sotto le maniche arrotolate della camicia.  Il suo nome era Björn, che significava orso, e in effetti un pò ci assomigliava. A differenza di tanti norvegesi, che orsi lo sono per davvero e non riescono a dare confidenza per più di dieci minuti, Björn era loquace, sopratutto dopo un paio di bicchieri di sidro. Una sera domandò allo straniero dietro al bancone chi fosse, e da dove venisse:

- Jeg er Jonas, fra Dolomittene (1) - rispose Jonas mentre stava spillando l'ennesimo sidro. 

- Dolomitten?!? De fortryllede fjellene. Men er det sant at de blir rosa ved soloppgang og solnedgang som om det var en trollformel? (2) - chiese Björn. 

- Ja, de er unike (3) - disse Jonas mentre gli passava il bicchiere ricolmo  di sidro, ed iniziò a parlargli delle montagne che sembravano scolpite da mani divine, del Re Antelao e della Regina Marmolada, di re Laurino e del mitico giardino delle Rose, delle sue valli e della sua gente e del motivo per cui era partito così lontano verso Nord.  Björn lo ascoltò estasiato, gli sembrò di vivere quelle montagne, di sentire il fischio degli stambecchi e dei camosci, e il profumo delle erbe di montagna che crescevano tra le rocce. Finì il sidro, appoggiò pesantemente il bicchiere sul tavolo e, guardando Jonas fisso negli occhi, esclamò: 

- Om to uker drar jeg til Svalbard, følg meg! (4) -

Jonas stette in silenzio per qualche secondo, tirò fuori il suo zaino da sotto il banco ed estrasse una fiaschetta con dentro della grappa al genepì che versò in due bicchierini, uno per sé ed uno per Björn. Urlando - Skål! - accettò la proposta del suo nuovo amico. 

Trascorse due settimane raccolse le sue cose, salutò Oslo e volò oltre il circolo polare artico, in compagnia di Björn, atterrando dopo circa 3 ore di volo al piccolo aeroporto di  Longyearbayen. Da lì salirono su di un pick-up Toyota e percorsero gli otto km che separavano la casa di Björn dall'aeroporto. Era metà maggio e le temperature erano gradevoli, aiutate anche dalla corrente del golfo che lambiva l'arcipelago rendendo meno duro l'inverno, le montagne nere sfumavano verso un cielo iridescente. La casa, o la cabina, come la chiamava Björn, era di un colore giallo ocra, con il tetto in lamiera ricoperto dai pannelli solari ed era situata in riva al mare.  Al loro arrivo i cani, due malamute, iniziarono ad abbaiare  e scondinzolare festeggiando il ritorno del loro padrone. Sll'uscio comparve Kari, che salutò con un sorriso Björn e Jonas. 

Kari li fece accomodare all'interno della baita in riva al mar glaciale artico, su un lato la stufa a legna, sull'altro una moderna cucina con accanto diversi scaffali con le scorte: caffè, di cui Björn era un assiduo consumatore, e alcune bottigliette di olio di fegato di merluzzo, indispensabile quando l'isola viene avvolta dalle tenebre della lunga notte polare. Kari aprì il frigo e prese tre birre del locale birrificio, il Bryggeri, fondato da un certo Robert. Robert era un ex minatore originario delle Lofoten che per produrre birra nell'artico intasò il centralino dell'ufficio di sanità Norvegese per ben 5 anni, chiedendo di poter annullare una legge del 1928 che proibiva la produzione di alcool a Longyearbayen. D'altronde, per vivere quassù, la perseveranza e l'attitudine a non farsi abbattere sono requisiti necessari per non farsi inghiottire dalla natura sincera e spietata dell'artico, pensò Jonas mentre sorseggiava una delle migliori birre IPA che avesse mai bevuto.   

La cabina si trovava vicino alla riva del mar glaciale artico, a ridosso di montagne nere inframezzate da lingue di neve. Un fulmaro solcava il cielo, salutando l'arrivo di Joans al polo nord, dove nessun suo antenato era mai arrivato. La cabina di Björn, sarebbe stata la sua dimora per i prossimi mesi dell'anno, dove avrebbe lavorato come guida per i turisti che sbarcavano dalle navi da crociera, alla ricerca di una vacanza oltre il circolo polare artico. Alle pareti appese i disegni che Tobias gli regalò prima che partisse, immagini a china delle montagne e degli animali di casa. Tobias gli aveva allungato questi disegni arrotolati attorno a una bottiglia di grappa al genepì, in modo che non si dimenticasse da dove era partito. Jonas a volte, nelle sere di vento forte, quando la nostalgia di casa si faceva sentire, apriva la bottiglietta e annusava forte il profumo simile alla liquirizia. Subito si trovava a 2500 m di altezza, sdraiato a pancia in giù, tra stelle alpine e le negritelle, a fare dialoghi fantastici con gli stambecchi. 

Nei giorni liberi, Jonas esplorava i dintorni della cabina con il cane Floki. Terra nera, inframezzata da piccoli cuscinetti di fiori artici. A tracolla teneva il fucile, requisito obbligatorio per avventurarsi nell'entroterra popolato da poco amichevoli orsi polari. Jonas sapeva sparare bene, grazie agli insegnamenti del nonno, ma aveva avuto istruzioni ben precise da Björn di tenersi lontano da certe valli dove era risaputo si aggirassero gli orsi, e comunque di sparare prima un colpo in aria. Infatti doveva compilare meno scartoffie un orso che uccideva un uomo, piuttosto che viceversa.

Talvolta incrociava il percorso delle bianche renne artiche che, con le loro zampe corte e tozze, avevano in comune con i suoi stambecchi il fatto di non curarsi del mondo circostante, rimanendo impassibili e pacifiche davanti a tutto. Una mattina, mentre sorseggiava il caffè fuori dalla sua cabina, riuscì ad accarezzare il muso di una di loro, con il palco ancora ricoperto del velluto, maestoso come quello dei cervi della sua vallata che a ottobre impregnavano il bosco attorno al suo tabià con il loro odore, chiamando a gran voce le femmine in giro nei paraggi. Jonas si meravigliava sempre di più che in una terra così inospitale e dura per l'uomo ci fosse così tanta vita: pernici così simili alle "bianche" che Brick fermava tra le rocce ricoperte di licheni delle sue montagne, volpi dal pelo mutevole a seconda della stagione e tantissime varietà di uccelli. Le Svalbard sono infatti tappa per tanti uccelli migratori, e il più piccolo di loro, lo Zigolo delle Nevi, Jonas se lo trovò fuori dal tabià durante un inverno particolarmente freddo e nevoso, che sbatteva le ali nella neve come era solito fare.  

Quando le navi da crociera partivano, lui le guardava passare davanti alla cabina, seduto in una poltrona ricavata da vecchi pallet di legno, sorseggiando la birra del polo nord, mentre ogni giorno il sole illuminava per sempre meno ore l'arcipelago. Guardava sfilare oltre l'orizzonte la sagoma di quelle opulenti navi riflettendo su quanto e cosa gli occupanti di quelle navi avessero imparato nel viaggio fino al 78° parallelo. Quanto quelle terre così a nord avessero cambiato il loro orizzonte così come lo avevano fatto con lui, partito una notte di fine marzo per andare alla deriva, trasportato dagli eventi, fino alla sommità del mappa che aveva appeso nel salotto del suo tabià, tra le corna di cervo, i disegni a carboncino del cedrone di Tobias e la libreria piena zeppa di libri di storia e di montagna.  

Jonas aprì gli occhi e si svegliò dal torpore che il rumore sommesso del volo gli causava ogni volta che volava, quando il pilota abbassò i flap per l'atterraggio facendo vibrare la carlinga dell'aero. Svegliò dolcemente Ingrid proprio quando all'interfono si sentì gracchiare l'avviso: - cabin crew, cabin crew reading for landing -

Dal momento in cui tre anni prima, mentre si allontanava con la nave, vide scomparire all'orizzonte le sagome delle case colorate di quell'avamposto umano all'estremo nord, sapeva che sarebbe ritornato. Ognuno di noi ha dentro di sé una bussola rotta che segna una direzione precisa e intima, chi a Sud, chi ad Ovest, chi, come Jonas, a Nord. Perché nonostante tutti gli imprevisti che la vita ci riserva, ci sono luoghi che continueranno ad attrarci, magnetizzati come l'ago della propria bussola interiore rotta, facendoci ritornare, prima o poi, oppure rimanere per sempre. 



(1) - Sono Jonas, dalle Dolomiti
(2) - Dolomiti?!? Le montagne incantate. Ma è vero che all'alba e al tramonto si tingono di rosa come se fosse una formula magica?
(3) - Sì, sono uniche
(4) -Tra due settimane andrò alle Svalbard, vieni con me!