martedì 14 giugno 2016

Tre fotogrammi



Dopo aver indossato gli scarponi e assicurato Till alla cintura in modo da fare una cordata a sei zampe, imbocchiamo il sentiero che in dolce pendenza porta all'alpe sotto le cime d'Auta. Arriviamo al pianoro, dove un torrentello ha ripreso a correre dopo che la neve dell'inverno gli ha lasciato il passo. Piccole casere punteggiano il prato, testimoni di un tempo in cui l'economia era scandita dalle stagioni, di quando la montagna non era solo rifugio dei peccatori e sfogo di sportivi esaltati. Spero che anche quest'anno il tempo delle malghe non si sia esaurito del tutto e ritornino le mucche su questi pascoli. Svolto a destra e iniziamo a salire in pendenza, qualche metro più in basso le marmotte, dalle loro tante, con un concerto di fischi annunciano il passaggio di un bipede e un quadrupede. Salgo seguendo questa traccia sottile, il fiato pesante, il cuore che batte regolare sui 130 al minuto. Till mi trascina con il naso fisso sulle scie dei passaggi dei selvatici. Non incontro anima cristiana, inizio un voto di silenzio involontario, la voce mi si annulla in gola.

Scruto i pendii erbosi sopra di me con il binocolo, sperando di scovare le lunghe corna degli stambecchi. Una volpe sonnecchia raggomitolata sotto un albero, drizza le orecchie al nostro passaggio e, scocciata, ripara nel bosco più profondo. Arriviamo dove i sassi neri danno il nome al lago alpino li vicino. Guardo in alto, a destra e sinistra ma oggi l'incontro non avviene, gli stambecchi non mi vogliono dare l'onore di farsi vedere. Con il binocolo passo ogni centimetro dei prati in quota, Till sdraiato vicino a me con la lingua fuori, in totale beatitudine. Sopra di noi le nuvole cambiano forma e colore dal bianco al nero di continuo. Recupero un attimo il fiato e iniziamo la discesa, mi rassegno a tornare a casa "con il carniere vuoto". Poco importa; non capita spesso di trovarsi con la sola compagnia di un cane, qualche marmotta e una schiva volpe. Contemplando il Creato più che il Tempo impiegato a percorrere il sentiero si entra come in Chiesa, trovando vero raccoglimento interiore nella pace della montagna. Cullato da una leggere brezza, mi sdraio sull'erba a riposare, ma all'orizzonte si stanno già radunando e gonfiando i Ragnarǫk meteorologici  della giornata!E' ora di rialzarsi e ridiscendere dove l'auto ci aspetta per riportarci a casa. Till! Dai s'cià che nemm!