Dopo aver indossato gli scarponi e assicurato
Till alla cintura in modo da fare una cordata a sei zampe, imbocchiamo il
sentiero che in dolce pendenza porta all'alpe sotto le cime d'Auta. Arriviamo
al pianoro, dove un torrentello ha ripreso a correre dopo che la neve
dell'inverno gli ha lasciato il passo. Piccole casere punteggiano il prato,
testimoni di un tempo in cui l'economia era scandita dalle stagioni, di quando
la montagna non era solo rifugio dei peccatori e sfogo di sportivi esaltati.
Spero che anche quest'anno il tempo delle malghe non si sia esaurito del tutto
e ritornino le mucche su questi pascoli. Svolto a destra e iniziamo a salire in
pendenza, qualche metro più in basso le marmotte, dalle loro tante, con un
concerto di fischi annunciano il passaggio di un bipede e un quadrupede. Salgo
seguendo questa traccia sottile, il fiato pesante, il cuore che batte regolare
sui 130 al minuto. Till mi trascina con il naso fisso sulle scie dei passaggi
dei selvatici. Non incontro anima cristiana, inizio un voto di silenzio
involontario, la voce mi si annulla in gola.
Scruto i pendii erbosi sopra di me con il
binocolo, sperando di scovare le lunghe corna degli stambecchi. Una volpe
sonnecchia raggomitolata sotto un albero, drizza le orecchie al nostro passaggio
e, scocciata, ripara nel bosco più profondo. Arriviamo dove i sassi neri danno
il nome al lago alpino li vicino. Guardo in alto, a destra e sinistra ma oggi
l'incontro non avviene, gli stambecchi non mi vogliono dare l'onore di farsi
vedere. Con il binocolo passo ogni centimetro dei prati in quota, Till sdraiato
vicino a me con la lingua fuori, in totale beatitudine. Sopra di noi le nuvole
cambiano forma e colore dal bianco al nero di continuo. Recupero un attimo il
fiato e iniziamo la discesa, mi rassegno a tornare a casa "con il carniere
vuoto". Poco importa; non capita spesso di trovarsi con la sola compagnia
di un cane, qualche marmotta e una schiva volpe. Contemplando il Creato più che
il Tempo impiegato a percorrere il sentiero si entra come in Chiesa, trovando
vero raccoglimento interiore nella pace della montagna. Cullato da una leggere
brezza, mi sdraio sull'erba a riposare, ma all'orizzonte si stanno già
radunando e gonfiando i Ragnarǫk meteorologici della
giornata!E' ora di rialzarsi e ridiscendere dove l'auto ci aspetta per
riportarci a casa. Till! Dai s'cià che nemm!
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