lunedì 15 agosto 2016

In montagna a 6 zampe

Non ricordo come eravamo arrivati a quel punto, ma fatto sta che decidemmo di allargare la nostra convivenza a due facendo entrare in casa un cane. Il problema ora era, che cane prendere.
Tra le varie idee c'erano il chihuahua, troppo nervoso, il carlino, troppo delicato, il labrador, troppo grande e impegnativo e il bassotto. Il bassotto rischiò davvero di allargare la nostra convivenza ma poi la fama del suo carattere troppo energico lo fece degradare nella schiera dei non eletti.
Eravamo a un punto morto. Volevamo un cane ma non sapevamo quale. Fu cosi che una domenica di novembre del 2013 ci vide salire in macchina direzione canile APACA di Belluno.
Al nostro arrivo venimmo accolti da una volontaria e da una salva di latrati nervosi e di supplica.
Salve, vorremo un cane, ma piccolo perché lo terremo con noi in appartamento e state tranquilli: cani ne abbiamo già avuti e "abbiamo esperienza".
La volontaria ci fece passare in rassegna alcuni bastardini color miele belli e affettuosi ma io, in cuor mio, volevo altro: volevo un setter!
Sapevo che potevo trovarlo, di setter sono pieni i canili; troppo spesso i cuccioloni obiettori di coscienza alla caccia vengono scaricati senza troppe gentilezze a una vita in gabbia.
La mia sensazione fu confermata, avevano due setter, una femmina di circa 11 anni e un cucciolo di 1 anno, questo disponibile per l'adozione. Ci avvicinammo alla gabbia, il setter non era proprio di razza pura, era più un mini-setter, aveva occhi persi e tristi di chi ne ha già passate troppe, culo basso e coda tra le gambe. Ci annusò la mano con diffidenza e indietreggio riparandosi dietro la cagna con cui divideva la gabbia.
A vederlo la prima volta non era il ritratto del cane ideale da adottare, anzi la volontaria ci mise in guardia che essendo stato maltrattato poteva avere dei problemi comportamentali. Io e la mia compagna ci guardammo negli occhi; quel cane ci aveva rapito il cuore e fu cosi che Till venne a casa con noi.
I primi tempi non furono facili, anche se "avevamo esperienza", Till mostrava tutti i segni di quello che aveva passato con il "padrone" precedente. Stava spesso in un angolo, occhi bassi e persi e di portarlo al guinzaglio non se ne parlava proprio, ma poi, dopo tre giorni, la resurrezione! Cominciava a capire di essere entrato in un nuovo branco che non lo avrebbe abbandonato. Finalmente quando ci vedeva la mattina scodinzolava contento. Piano piano i suoi occhi cambiarono espressione, divennero più felici e sopratutto più furbi.
Dopo una settimana lo portai in montagna con me per la sua prima grande avventura fuori dalla gabbia del canile in un dedalo di odori e tracce che solo il bosco può dare. Su in alto c'era la neve, tanta e alta almeno fino al ginocchio. Ricordo che sopraffatto dall'emozione e dalla fatica a un certo punto si piantò in mezzo al sentiero cominciando a scavare nella neve per crearsi una cuccia improvvisata. Non ne voleva più sapere di andare avanti. Me lo caricai in spalla e andammo avanti, io imprecando e sprofondando ancora di più nella neve e lui comodo sulle mie spalle.
Da quel giorno andiamo in montagna assieme, a 6 zampe, Till con gli occhi che finalmente ridono ed io con un compagno di cordata che riesce a farmi vedere cose e situazioni che altrimenti passerebbero inosservate ai miei deboli sensi umani.

Photo Nicola Rossi 2015


venerdì 5 agosto 2016

5 pm:Long way to home

Ore 17, la giornata volge al termine e il cielo si infiamma di rosso. Lungo la strada migliaia di macchine tornano a casa, a long way to home, ogni giorno, ogni sera. E la chiesa veglia su di loro,sulle loro vite, accogliendoli ogni volta che nascono, si sposano e muoiono. Spesso gli appartenenti a una stessa famiglia non vivono sotto lo stesso tetto.